Il Manifesto di Confagricoltura ed EPS Umbria

 

Per la tutela dell’attività economica agrosilvopastorale dall’esplosione demografica della fauna selvatica, per un riequilibrio delle specie selvatiche, per una piena valorizzazione delle riserve venatorie, per la tutela del diritto di godimento del proprietario conduttore, dei frutti dei fondi rurali e forestali dei quali dispone: sono i principali obiettivi che si intendono raggiungere con il Manifesto scritto da Confagricoltura Umbria ed EPS Umbria (Ente Produttori Selvaggina).

Manifesto che è stato presentato lunedì 8 maggio, nel corso di una conferenza stampa a Perugia, da Fabio Rossi, presidente Confagricoltura Umbria, e Alessandro Monacelli, presidente EPS Umbria, all’assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni.

Quello che auspicano i soggetti ideatori è infatti un positivo dialogo con la pubblica amministrazione ma anche con tutti i soggetti interessati nell’interesse generale dell’agricoltura, dell’economia rurale e della promozione della comunità regionale. È infatti stato chiesto pubblicamente a tutti soggetti che ritengono di ritrovarsi in queste posizioni di agire insieme per perseguire obiettivi si salvaguardia delle attività economiche e di sostenibilità nell’interesse generale della regione.

Puntare su una costante attività di controllo ma anche di contenimento della fauna selvatica è quanto ha sempre richiesto Confagricoltura Umbria. In Umbria, infatti, il proliferare degli ungulati (cinghiale, capriolo, daino) e di altre specie critiche (corvidi, nutrie, ecc…) è una problematica molto sentita che reca gravi danni all’economia agricola ma anche alla sicurezza dei cittadini, oltre che una questione legata a temi come sanità ed ecologia. È a rischio anche la biodiversità a causa del proliferare di alcune specie a causa di altre.

Dopo che il Governo nazionale ha di recente modificato l’art. 19 della Legge n. 157/1992 rafforzando gli strumenti di contenimento della fauna selvatica, soprattutto della specie cinghiale, Confagricoltura Umbria ed EPS Umbria (Ente Produttori Selvaggina) sollecitano la Regione Umbria ad avviare rapidamente i processi di aggiornamento normativo per consentire un percorso di adeguamento e, dove necessario, di modifica, visto che in Umbria i singoli piani di controllo vengono attivati periodicamente.

Nel nuovo articolato, infatti, si chiarisce che le campagne di contenimento possono essere attivate nell’arco di tutto l’anno anche in aree protette, utilizzando varie metodologie di intervento.

In tutto il territorio regionale si assiste a devastazioni di coltivazioni e pascoli. Il legittimo diritto di impresa, prevaricato per assenza di un controllo e contenimento efficace, non percepisce risarcimento per tutti i danni subiti.

È infatti noto che il De Minimis, definisce un tetto irrisorio non assicura, alle medie e grandi imprese, un adeguato risarcimento per la perdita del prodotto. Dopo la devastazione dovuta al passaggio dei selvatici, alla conta del danno basata sulla stima del prodotto perso valorizzato con le medie dei valori riscontrati dalla borsa merci di riferimento non vengono sommati: la perdita pluriennale di produzione, la perdita del valore aggiunto per le produzioni che vengono trasformate, la perdita di quote di mercato, i danni strutturali a colture arboree e pascoli, la perdita di valore fondiario.

Gli agricoltori prima del risarcimento dei danni vogliono esercitare il diritto di coltivare, allevare e creare economia con le loro produzioni e chiedono che le specie rientrino entro limiti demografici sostenibili.

La specie cinghiale, in particolare, oltre che procurare danni diretti all’agricoltore, è fonte di zoonosi, malattie trasmissibili all’uomo, causa di incidenti stradali ed aggressioni all’uomo. È una specie dominante che ha portato al declino demografico di altri animali selvatici, è una specie depauperante dei prodotti del sottobosco.

Rossi e Monacelli affermano che “è quindi urgente anche lo studio delle migliori esperienze attuate in altre regioni per adattarle al caso umbro, rivedendo leggi e regolamenti. È necessario studiare e replicare quelle esperienze normative e applicative che hanno avviato una strada di inversione di tendenza con decisione e perseveranza”.

“Va trovata una soluzione al problema – ha detto Rossi – che riguarda anche l’attività agricola e la libertà di fare certe coltivazioni o meno. Una battaglia importante quindi per gli agricoltori ma anche per la collettività perché gli ungulati sono un problema anche dal punto di vista del mantenimento del paesaggio e del territorio. Si assiste ad un depauperamento delle attività nelle colline, senza più coltivazioni, e questo non porta boschi ma incolti. Ci dobbiamo riappropriare delle nostre colline e riabbellirle anche con le nuove filiere e per questo c’è bisogno del contenimento. Se non ci sono agricoltori e coltivatori sulle colline perché ci sono i cinghiali il paesaggio che contraddistingue la nostra regione non ci sarà più”.

“I cinghiali in Umbria hanno raggiunto una popolazione fuori controllo di 150mila – ha aggiunto Monacelli – e gli abbattimenti fatti durante la stagione di caccia non sono più sufficienti. Proponiamo quindi delle soluzioni attraverso un contratto di rete che punta a mettere d’accordo tutti gli operatori del settore”.

“Su questi punti – ha affermato Morroni – c’è piena sintonia e rivolgo un apprezzamento per il confronto continuo con Confagricoltura. Il tema messo al centro è molto attenzionato dal governo regionale e in particolare dall’assessorato, visto che con il nostro arrivo e grazie all’interlocuzione con il mondo agricolo e venatorio abbiamo pensato a provvedimenti, per quanto riguarda le nostre competenze, per dare una svolta e che hanno segnato una cesura netta rispetto al passato, aggredendo questa problematica e difendendo anche gli interessi legittimi degli agricoltori. Su questo tema però non ci deve essere chi sta da una parte e chi dall’altra ma serve un’alleanza tra mondo agricolo e venatorio. Sono stati fatti passi in avanti e altri vanno fatti ma la strada è quella giusta”.

Per Confagricoltura ed EPS è necessario, riperimetrare le aree vocate e non vocate per la specie cinghiale prevedendo che tutti i territori caratterizzati dalla presenza di colture agricole, di attività zootecniche, agrituristiche e ricettive, oltre alle aree urbane e periurbane siano ricomprese in aree non vocate.

È necessario, inoltre, predisporre una normativa per lo sviluppo della filiera di carne di selvaggina affinché la gestione degli ungulati non sia più solo uno strumento di prevenzione e riduzione dei danni alle colture ma anche un’opportunità economica per la sostenibilità del reddito delle aziende agricole.

Oltre al territorio libero esistono territori soggetti a concessioni venatorie nei quali il concessionario gestisce gli equilibri ecologici. Le riserve venatorie sono uno strumento importante ancora non adeguatamente valorizzato, luoghi dove i concessionari sono nelle condizioni di poter attuare piani in grado di gestire e mantenere in equilibrio le specie selvatiche.

Si tratta di importanti attività che possono essere stimolo di sviluppo economico legato anche al segmento del turismo venatorio ed importanti servizi turistici creando un beneficio ai territori.

Affermare così il ruolo strategico delle riserve faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie private, obiettivo principale di EPS (Ente Produttori Selvaggina), significa garantire, infatti, una sostenibilità ambientale del territorio ma al tempo stesso anche un’integrazione al reddito delle suddette realtà.

Confagricoltura Umbria ed Eps Umbria, in linea con il livello nazionale, sono quindi pronte a mettere in atto qualsiasi iniziativa necessaria per affermare il ruolo strategico delle aziende agricole e delle aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie nella tutela dell’ambiente, della biodiversità per il mantenimento degli ecosistemi della fauna e della flora, in maniera compatibile con le attività agricole.

A tal fine Confagricoltura Umbria ed Eps Umbria, ritengono assolutamente necessario raggiungere i seguenti obiettivi:

Tutelare il diritto dell’imprenditore agricolo alla produzione dei prodotti agricoli vegetali e animali;

Affermare l’utilità delle aziende agricole, delle aziende faunistico venatorie e agrituristico venatorie come strumento di presidio e gestione del territorio, consentendo la valorizzazione diretta da parte dei proprietari conduttori o dei concessionari della cacciagione, ma anche dei prodotti del bosco e sottobosco (funghi, tartufi, ecc) come fonte legittima di reddito e di sostenibilità ambientale del territorio;

Promuovere l’istituzione di nuove AFV e AATV fino al raggiungimento dei limiti territoriali previsti dall’art. 10 comma 5 Legge 11 febbraio 1992 n. 157 (in Umbria 13% previsti – attuali 8%);

Promuovere nelle sedi istituzionali l’estensione della durata delle concessioni rilasciate per le AFV e AATV (dagli attuali 5 anni a 10 anni);

Eliminare dalla normativa regionale l’obbligo del corridoio di 500 metri tra due istituti sia pubblici che privati (es. tra una ZRC esistente ed una nuova AATV o AFV) come in molte altre regioni italiane;

Ottenere la concessione al prelievo delle specie migratorie anche all’interno delle AFV della Regione Umbria come previsto in tutto il territorio nazionale;

Semplificare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni per il contenimento delle specie critiche (cinghiale, volpi, corvidi, ecc);

Promuovere l’attivazione di misure nell’ambito del PSR per le AFV e AATV per la realizzazione di interventi di miglioramento ambientale e per la gestione del territorio e della fauna;

Promuovere forme di collaborazione sul territorio tra proprietari e cacciatori al fine di perseguire l’obiettivo comune di una riduzione demografica delle specie dannose per l’agricoltura.

In conclusione, Confagricoltura Umbria ed Eps Umbria sono determinate a sostenere il diritto degli imprenditori agricoli a difendere le produzioni agricole e sono convinte che l’attività venatoria nelle riserve possa rappresentare un’opportunità per la sostenibilità economica del reddito agricolo e per la tutela dell’ambiente. È necessario tutelare il diritto al godimento del bene del legittimo proprietario o conduttore – concludono Rossi e Monacelli – visto che si assiste costantemente a tentativi di limitare questi diritti, esercitati nel rispetto delle norme, per creare forzosamente spazi di godimento per soggetti terzi”.

Todi, i Catasti dal XIV al XVI secolo verranno tutti digitalizzati

La Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria ha incluso i Catasti storici del Comune di Todi nella campagna di digitalizzazione di cui la Regione è soggetto attuatore nell’ambito dell’intervento del PNRR per la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano.
L’intervento riguarderà i libri del Catasto, in parte pergamenacei, a partire dal 1320 fino ai secoli XV e XVI. La serie è costituita da 38 unità non cartulate. Si prevede di effettuare circa 23.000 scatti fotografici ad alta risoluzione. Tutte le azioni di digitalizzazione verranno svolte, per economia di cantiere e secondo le indicazioni del MiC Digital Library, presso l’Archivio di Stato di Perugia. I registri riguardano sia la città, con i catasti del rione Colle, Nidola, Valle, San Silvestro e Camuccia, sia i diversi plebati, con specifiche ricognizioni sui beni posseduti dai forestieri, dei cittadini che non pagavano dazio e dei beni del Vescovado.
“Si tratta di un’operazione importante – sottolinea il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano – che da una parte conferma il grande valore del patrimonio archivistico cittadino e dall’altra ci permette di metterlo in sicurezza per i posteri e di renderlo maggiormente fruibile e consultabile agli storici e studiosi di tutto il mondo”.
Si è conclusa nel frattempo la prima fase del progetto di digitalizzazione delle pergamene e dei registri che costituiscono il Fondo Diplomatico del Comune di Todi conservate sempre presso l’Archivio Storico Comunale, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia a valere sul bando  “Arte, Attività e Beni Culturali-Digitalizzazione dei beni culturali 2021 e sotto la supervisione della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria.
L’intervento è consistito nell’acquisizione delle immagini tramite tecnologia altamente specialistica di circa 10.000 unità documentali che compongono il Fondo, una delle più importanti raccolte di pergamene e registri dell’Italia centrale, un unicum composto da 822 pergamene sciolte ed oltre 30 registri tra bolle pontificie, atti notarili, atti amministrativi e giudiziari dal 1208 al 1620.
“Nel mese di giugno – anticipa il Sindaco Ruggiano – abbiamo in programma una iniziativa pubblica, alla presenza della Sopraintendente regionale, nel corso della quale daremo conto del lavoro svolto per mettere a disposizione un così importante patrimonio di storia e di memoria della comunità internazionale”.

PARTITO DEMOCRATICO DI TODI : “…Il Sindaco Ruggiano non ha mai nascosto la sua insensibilità verso le ragioni della sanità pubblica…”

IL SINDACO ASCOLTI LA PROTESTA DEI SINDACATI: ORA UNA COMMISSIONE DI STUDIO SULLA SITUAZIONE DELLA SANITÀ TERRITORIALE A TODI

Il partecipato sit-in di protesta organizzato sabato 29 Aprile da Cgil, Cisl e Uil davanti all’Ospedale di Pantalla sulla drammatica situazione dei servizi sanitari della Media Valle del Tevere, che ha visto la massiccia presenza del Partito Democratico di Todi in tutte le sue articolazioni, impone alla politica cittadina un salto di qualità sulle azioni da intraprendere in difesa della sanità pubblica, valore costituzionale a rischio di sopravvivenza grazie alle scellerate politiche della Giunta Regionale di Donatella Tesei. 

Il fatto che tra i primi cittadini presenti alla manifestazione non ci fosse quello di Todi non è stata certo una sorpresa. Il Sindaco Ruggiano non ha mai nascosto la sua insensibilità verso le ragioni della sanità pubblica e il ruolo dei corpi intermedi come i sindacati. Tuttavia, non è più tollerabile che, a fronte del continuo depauperamento dei servizi sanitari del territorio (che non riguarda solo l’Ospedale di Pantalla), il primo cittadino, chiaramente ormai interessato soltanto alla sua carriera politica in proiezione regionale, non batta ciglio e non difenda la propria comunità come il ruolo che ricopre gli impone.

Il Partito Democratico, assieme alle altre opposizioni, nel penultimo Consiglio Comunale ha presentato un odg teso a difendere la sanità del territorio cercando la massima convergenza con le forze della maggioranza. Nelle prossime ore, in vista della Conferenza dei Capigruppo del prossimo 5 Maggio, formalizzerà la proposta, integrando detto odg, di istituire una Commissione di studio sulla situazione della sanità territoriale (idea proposta dal Consigliere Catterini), vista anche la disponibilità manifestata da alcune forze politiche della maggioranza. 

Anche a fronte di questa volontà propositiva del Partito Democratico e delle opposizioni continuerà la latitanza del Sindaco? Ai posteri l’ardua sentenza.

Tanta fibra ottica e banda ultralarga per Todi

In questi giorni sono in corso, sia nel centro storico cittadino che nelle frazioni, dei sopralluoghi da parte di squadre di professionisti incaricati di verificare, per conto di TIM, la fattibilità tecnica della realizzazione della posa della rete in fibra ottica sul territorio comunale e presso gli edifici, nell’ambito del bando PNRR Piano Italia 1 Giga.
Il personale incaricato sta effettuando un’attività di censimento volta a verificare l’esistenza dei numeri civici finanziati: per questo è necessario un report fotografico richiesto da Infratel anche ai fini della successiva progettazione.
Gli addetti della ditta Eagleprojects Spa hanno già effettuato i sopralluoghi in una parte del comune di Todi, ma si tratta di un’operazione che potrà durare ancora qualche settimana, visto che la lista dei civici individuati conta 5.858 indirizzi, nei quali sono comprese praticamente anche tutte le frazioni del vasto territorio tuderte. Anche ai fini della sicurezza, si segnala che il personale incaricato deve indossare un gilet giallo con la scritta Eagleprojects e che non ha alcune necessità di accedere nelle abitazioni, essendo l’incarico autorizzato limitato, appunto, alla certificazione dei numeri civici.
“Terminata questa operazione – spiegano alla Eagleprojects – seguirà la redazione dei progetti esecutivi e, in base al periodo nel quale è programma la realizzazione da parte di TIM, si procederà alla richiesta di autorizzazione per i lavori agli uffici comunali competenti”.
L’intervento rientra nel piano nazionale “Italia a 1 Giga” che ha l’obiettivo di promuovere, attraverso un intervento pubblico da 3,8 miliardi di euro, investimenti in reti a banda ultralarga che consentano di garantire a tutti gli utenti una velocità di connessione in linea con gli obiettivi europei. L’obiettivo è di assicurare una velocità di trasmissione di almeno 1 Gbit/s entro il 2026, collegando i civici delle unità immobiliari nei quali non è presente, né lo sarà entro i prossimi cinque anni, alcuna rete idonea a fornire velocità di almeno 300 Mbit/s in download nell’ora di picco del traffico. Todi rientra nelle 15 aree geografiche, i cosiddetti lotti, che saranno oggetto di intervento da parte degli operatori già individuati tramite bando.
“Intendiamo seguire con particolare attenzione questa fase – sottolinea il Sindaco Antonino Ruggiano – affinchè l’intero territorio comunale sia dotato di banda ultralarga. E’ evidente a tutti, infatti, come la presenza di una connessione veloce rappresenti ormai a tutti gli effetti un servizio essenziale, al pari dell’elettricità e dell’acqua. Il collegamento alla rete con standard adeguati è essenziale per accrescere la qualità della vita e fornire opportunità professionali a chi già vi risiede e a chi vi vuole venire ad abitare. La scelta ricaduta su Todi – aggiunge Ruggiano – è  la conferma di un grande lavoro svolto in questi anni, che ha posto le basi per una città che guarda al futuro. Todi, con la rete di colonnine elettriche, il piano di efficientemento degli edifici pubblici e la intera cablatura, rinnova la sua vocazione di città sostenibile e di futura smart city di riferimento”.

Comunicato stampa : “Malato abbandonato,sindacati in presidio davanti all’ospedale di Pantalla”

Malato abbandonato, costretto a fare “l’autostop” per curarsi, spedito a centinaia di chilometri per un esame o una visita, mentre l’ospedale del territorio, struttura grande e nuovissima, viene progressivamente svuotata: è la denuncia che stamattina Cgil, Cisl e Uil hanno rilanciato con una manifestazione pubblica molto partecipata davanti all’ospedale della Media Valle del Tevere a Pantalla. Un luogo simbolo – secondo i sindacati – dell’abbandono della sanità pubblica sul territorio, che costringe i cittadini che ne hanno bisogno al “turismo sanitario” verso strutture molto lontane come gli ospedali di Branca e Città di Castello.

Nel corso del presidio, colorato da cartelli, manifesti e bandiere dei sindacati, sono intervenuti i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, quelli dei comitati in difesa della sanità pubblica sul territorio, amministratori locali (erano presenti i sindaci di San Venanzo, Monte Castello Vibio, Fratta Todina e un rappresentante della giunta di Massa Martana) e cittadini.

“Pantalla è un esempio plastico di come la sanità pubblica sia sotto attacco, in Umbria e nel Paese – ha detto Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil di Perugia nel suo intervento conclusivo – e la manifestazione di oggi dimostra che la popolazione di questo territorio, come quella di tutta la regione, non intende più tollerare questo smantellamento. Per questo Cgil, Cisl e Uil proseguiranno la loro mobilitazione a partire dal Primo Maggio, che ci vedrà manifestare a Umbertide, per portare solidarietà alle popolazioni colpite dal recente sisma, e poi il 6 maggio a Bologna, per la grande manifestazione del centro Italia che vede tra i suoi punti centrali proprio la difesa della sanità pubblica e universale”.

Comunicato stampa GRUPPI CONSILIARI PARTITO DEMOCRATICO E SINISTRA PER TODI

” SE ANCHE LE COSE BUONE PER TODI VENGONO MACCHIATE DALLA CAFONERIA ISTITUZIONALE DEL COMUNE  “

 

Non possiamo che plaudire, come membri delle istituzioni comunali che vogliono il bene della propria città, all’avvio del cantiere che porterà, nei prossimi mesi, all’apertura della nuova caserma dei Vigili del Fuoco di Todi, competente territorialmente anche per moltissimi Comuni limitrofi. Un presidio ed un servizio importante per la nostra città e l’intera Media Valle del Tevere che, finalmente, verrà alla luce dopo la stasi amministrativa degli ultimi cinque anni.

Tuttavia, non possiamo non stigmatizzare l’ennesimo atto di cafoneria istituzionale della Giunta Ruggiano, che alla cerimonia della posa della prima pietra della nuova caserma ha pensato bene di non invitare chi ha lavorato alacremente affinché si arrivasse a questi risultati, approntando il progetto, trovando le risorse ed avviando le necessarie interlocuzioni ministeriali, cioè l’ex sindaco Carlo Rossini. Peraltro, nella visione dell’ultima amministrazione di centrosinistra, la nuova caserma dei Vigili del Fuoco doveva essere solo il primo tassello della “cittadella della sicurezza” da realizzare nella zona del Crocefisso, con annessa nuova viabilità: tutte cose cestinate e cadute nel dimenticatoio. 

Dopo cinque anni di vuoto, in cui ci si era sostanzialmente scordati della nuova caserma (un cantiere avviato e lasciato in eredità dall’amministrazione di centrosinistra) determinando di fatto il suo incagliamento, ora, addirittura, si assumono i soliti toni trionfalistici operando ricostruzioni di comodo e cancellando i meriti dei predecessori, lasciati cadere in una sorta di perenne damnatio memoriae.

D’altronde, ci eravamo accorti da tempo che la Giunta Ruggiano è ormai completamente governata dalle logiche della comunicazione. Peccato, però, che abbia dimenticato anche le più elementari regole di educazione.

COORDINAMENTO COMUNALE FDI “…È un grande onore per noi essere parte integrante di un’Amministrazione Comunale che raggiunge spesso ragguardevoli risultati…”

 

Grande e qualificata partecipazione delle Istituzioni  per la cerimonia della posa della Prima Pietra della nuova Caserma dei Vigili del Fuoco di Todi, riferimento anche dei Comuni della Media Valle del Tevere. Presente per l’occasione il nostro Sottosegretario al Ministero degli Interni Emanuele Prisco, che ha sottolineato l’importanza di questa opera per il nostro territorio, e che ha ringraziato tutti coloro che hanno dato un sostanziale contributo alla ideazione e costruzione del progetto. È un grande onore per noi essere parte integrante di un’Amministrazione Comunale che raggiunge spesso ragguardevoli risultati ed aggiunge questo altro stupendo traguardo al grande lavoro già svolto.

Proprio nei giorni scorsi abbiamo ricordato il 41esimo anniversario del tragico rogo del Vignola e commemorato le 36 vittime che quel 25 Aprile del 1982 persero la vita nell’ultimo giorno della prestigiosa mostra dell’antiquariato. Fu un durissimo colpo per la città di Todi, dal quale ci si è rialzati con molte difficoltà. Questo episodio, insieme a quello analogo dell’incendio del cinema Statuto di Torino, furono i due drammatici eventi che crearono i presupposti per una importante “politica della prevenzione”, con regole sempre più ferree, studio di materiali ignifughi e piani di sicurezza per eventi pubblici. Sappiamo bene quanto la prevenzione sia fondamentale, e sappiamo anche quanto la presenza sul territorio di una caserma dei Vigili del Fuoco sia fondamentale per la sicurezza di tutti.

Abbiamo avuto e vissuto tutti quanti svariate occasioni, che hanno richiesto l’intervento e il supporto del corpo dei vigili del fuoco, non solo incendi, ma anche calamità come terremoti e alluvioni che nella nostra regione non sono purtroppo sconosciuti ed abbiamo sempre avuto modo di apprezzare la loro professionalità, le capacità di coordinamento e l’umanità. Grazie all’impegno di questa Amministrazione e soprattutto al grande supporto del Ministero degli Interni quello che fino a poco tempo fa era un sogno sta per realizzarsi. Di questo ringraziamo sentitamente il Sottosegretario Emanuele Prisco, da sempre attento alle esigenze ed alle richieste provenienti dal nostro territorio

La città di Todi ricorda le vittime del Vignola

 

Come ogni anno, dal 1982, il 25 aprile è per la città di Todi non solo il giorno della festa della Liberazione ma anche quello della commemorazione delle vittime del rogo del Palazzo del Vignola, nel quale 41 anni fa morirono 36 persone.
Fu una tragedia che segnò nel profondo l’esistenza di tante famiglie ed anche la vita sociale e culturale della città.
Quel terribile evento, insieme a quello del cinema Statuto di Torino, avvenuto l’anno successivo, diede una spinta decisiva all’approvazione delle nuove normative nazionali in materia di sicurezza nei luoghi pubblici.
Alla pace di Dio e alla memoria degli uomini la città di Todi affida le 36 vittime del tragico rogo divampato in questo palazzo il 25 aprile 1982” recita la lapide in Via del Seminario sotto la quale, martedì 25 aprile, alle ore 12:00, alla presenza delle autorità civili e militari, l’Amministrazione comunale deporrà una corona di alloro in Via del Seminario.
Seguirà, sempre in prossimità dell’ingresso del Palazzo, la commemorazione da parte del Sindaco Antonino Ruggiano e la lettura dei nomi delle vittime.
Quella del 2023 è una ricorrenza particolare, visto che il giorno successivo, mercoledì 26 aprile, è previsto l’avvio dei lavori per la realizzazione della nuova sede del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Todi, istituito nel 1987, cinque anni dopo i fatti del Vignola, che evidenziarono la necessità di dotare il comprensorio della media valle del Tevere di un adeguato servizio di soccorso pubblico.

Pd sezione Todi centro : “Una piazza bellissima, quanto inaccessibile”

 

Una piazza bellissima, quanto inaccessibile.

Riportiamo per l’ennesima volta le lamentele giunte dai cittadini e dalle cittadine che vivono nel centro storico e di quelli fuori le mura che vorrebbero avere un centro storico accessibile e vivibile.

Per i cittadini, ogni giorno diventa sempre più difficile raggiungere piazza, a causa di scelte prese dalla maggioranza che denotano un mancato senso di organizzazione.

Durante le festività pasquali ci sono state ordinanze dell’ultimo minuto che hanno causato problemi sia ai commercianti che ai cittadini.

C’è bisogno di avvisare la cittadinanza e sopratutto i commercianti a tempo debito.

Bisogna sostenere gli esercenti in grande difficoltà del centro storico, favorendo un accesso facilitato alla piazza.

Crediamo sia importante istituire un tavolo di lavoro con i commercianti e i cittadini  per organizzare al meglio la viabilità del centro storico e le attività che si svolgono in esso.

Il turismo, non può essere l’unica forma di industria locale dalla quale la città trae sostentamento. Parallelamente a politiche che lo incentivano, bisogna portare avanti  politiche che sostengano i cittadini che vivono la città. Perché i tuderti non possono essere costretti a usufruire degli stessi servizi che vengono proposti ai turisti.

A tal proposito per esempio è necessario ricordare per l’ennesima volta la raccolta firme fatta da cittadini autonomi per ripristinare la corsa del centro storico (linea A).

Quando verrà ristabilita ? Ce lo chiediamo visto che il Sindaco ha promesso mesi fa di pensarci.

Inoltre vorremmo porre un accento sulla questione del decoro urbano, ci sono zone lasciate all’incuria, è necessario intervenire periodicamente per evitare accumuli di sporcizia, ruggine e selciati rovinati. Sopratutto per quanto riguarda il Parco della Rocca, nella zona della passeggiata.

Francesca Chiavari, Confesercenti Todi,interviene sugli affitti brevi degli immobili

Anche la Confesercenti interviene sul tema, di piena attualità sulla nuova normativa che regolerà gli affitti brevi degli immobili. Al di là dei necessari controlli che le istituzioni preposte dovranno effettuare, sul piano catastale e la conseguente risposta fiscale, è anche importante quanto questo fenomeno contrattuale interferisca con la vita e la socialità dei borghi e delle cittadine storiche come Todi, il cui numero degli abitanti del centro storico scema sempre di più.

“Anche a Todi sottolinea la Presidente di Confesercenti, Francesca Chiara Chiavari, sta emergendo il cambio d’uso del nostro patrimonio abitativo. La moda degli affitti brevi cancella nel medio lungo termine la residenzialità e di conseguenza colpisce pesantemente molte attività commerciali, soprattutto di quei centri meno legati ai flussi turistici. Molto spesso diventa difficile o quasi impossibile trovare immobili in affitto per famiglie, per giovani coppie per professionisti. A Todi come a livello nazionale, continua la Presidente, riteniamo sia ormai non più rinviabile un intervento delle istituzioni a livello locale e del legislatore a livello nazionale, perché   mettano in campo tutti i rimedi per evitare lo spopolamento dei centri storici.”