Partito Democratico : BULLISMO E DISTURBI ALIMENTARI: PERCHÉ L’INDIGNAZIONE NON BASTA

 

Quest’ultimo anno dominato dalla pandemia ha portato con sé dei terribili effetti collaterali anche sul fronte della salute mentale dei giovani. Effetti, purtroppo, invisibili ai più: ansia e attacchi di panico, depressione, incremento di fenomeni di autolesionismo, aumento del consumo di alcol e insorgenza di disturbi alimentari. Questi ultimi, secondo il report del ministero della Salute, sono aumentati del 30% nel primo semestre del 2020, colpendo principalmente la fascia dei giovani dai 12 ai 16 anni. Un fenomeno, peraltro, in crescita non solo tra giovanissimi, ma anche tra adulti, colpendo indiscriminatamente donne e, sempre più, uomini, contrariamente a quello che si poteva pensare qualche anno fa.

Ad aggravare questo quadro, già notevolmente critico e complesso, c’è, per quanto riguarda i giovanissimi, il fenomeno del bullismo. Come ha infatti ben spiegato la dottoressa Laura Dalla Ragione, direttrice della rete del Centro per i disturbi del comportamento alimentare dell’Usl Umbria 1, “circa il 60% dei disturbi del comportamento alimentare è legato a fenomeni di bullismo”. La cronaca locale degli ultimi giorni, purtroppo, conferma impietosamente queste considerazioni.

Come infatti denunciato da “Il Messaggero” di domenica scorsa, alcuni adolescenti ospiti del Centro per i disturbi del comportamento alimentare di Todi, un’eccellenza della sanità pubblica regionale e nazionale (e sottolineiamo pubblica), sono state insultate al grido di “anoressiche di merda” e con altre frasi oscene da alcuni giovanissimi, scappati via una volta che gli operatori e gli ospiti si sono affacciati dalla struttura.

Todi è sempre stata una città aperta ed accogliente, anche se, ultimamente, notevoli sono stati i colpi inferti alla sua anima più profonda da politiche e scelte scellerate che l’hanno portata ad un pericoloso isolamento. Quanto accaduto alle ragazze ospiti del Centro è sicuramente un episodio isolato, che però fa molto riflettere sull’attuale contesto socio-culturale ed educativo cittadino. Si può dunque minimizzare ? Ci si può fermare all’indignazione via social?

Crediamo di no e riteniamo, soprattutto, che si debba agire culturalmente per stroncare questo fenomeno. Le istituzioni locali, nell’ambito delle proprie competenze che attengono le politiche sociali, devono lavorare sul territorio e nelle aule scolastiche, sensibilizzare la popolazione giovanile, arginare il bullismo legato all’aspetto fisico e lo stigma derivante dai disturbi alimentari.

Premesso ciò, il Partito Democratico presenterà nei prossimi giorni una propria proposta sul tema in questione, adeguatamente finanziata, al fine di coinvolgere gli istituti scolastici presenti sul territorio comunale in progetti educativi che contrastino i fenomeni del bullismo, del body-shaming e della dispersione scolastica, favorendo, così, i processi di accoglienza e inclusione. Ulteriormente, crediamo serva interessare anche il terzo settore per approntare iniziative di promozione della cultura della legalità, della cittadinanza e dei diritti e ricerche mirate a prevenire il disagio socio-educativo che rafforzino l’inclusione sociale nella nostra città.

È amaro constatare, tuttavia, come in questi anni di amministrazione Ruggiano, nel campo delle politiche sociali, siano esistite soltanto le cosiddette “famiglie numerose”, una concezione di famiglia escludente e provvedimenti spot  fiscalmente iniqui, mentre problematiche come il bullismo, la salute mentale e le disuguaglianze sociali che hanno ulteriormente impoverito la nostra città colpendo le famiglie di ceto medio-basso non stato mai state prese in considerazione. La coalizione civica e progressista che costruiremo come alternativa di governo all’amministrazione uscente, invece, le metterà al centro del proprio programma.