Lettera aperta di Graziano Barberini sulla riapertura del Pronto Soccorso di Todi

 

“…Perchè una sanità pubblica, pagata con le tasse di tutti i cittadini, deve certo affrontare nell’immediato le emergenze drammatiche del momento, ma nel medio-lungo periodo non puo’ desertificare un territorio privandolo dell’Ospedale, del Pronto Soccorso e dei relativi servizi…”

Ho letto i recenti interventi di Marco Bianchi e di Elio Andreucci nei quali, con ottimi argomenti, si chiede la riapertura del Pronto Soccorso di Todi. Come noto, abbiamo messo a disposizione l’ospedale di Pantalla per l’emergenza covid19, con la contestuale chiusura di tutte le altre strutture e attività. Bene, anzi benissimo. Quando la casa brucia, si deve correre ed essere solidali. Però, come dice un mio amico di Siena, “ tre volte bòno vol dì bischero”, e poichè credo che sia una aspirazione comune quella di essere “buoni” senza al contempo diventare “bischeri”, proviamo a ragionare un po’.

Premetto che non appartengo alla già nutrita schiera dei tuttologi, non ho competenza alcuna di problematiche sanitarie e nella vita mi sono occupato di tutt’altro.

Però ho una certa dimestichezza con i vecchi e desueti criteri della logica aristotelica, che nel nostro caso possono forse soccorrerci.

Quindi, delle due l’una: o qualcuno ci assicura che in tempi brevi l’ospedale di Pantalla non sarà piu’ necessario per la lotta al coronavirus ( ma non vedo chi possa farlo, e comunque mi sembra improbabile) oppure è necessario pensare a soluzioni diverse. 

Il potenziamento del 118 in assenza di Pronto Soccorso nel territorio va bene come misura  transitoria, ma alla lunga non può bastare, anche perchè , problema ulteriore e forse ancora più grave, non si può accettare una prolungata chiusura di tutti i servizi radiologici, ecografici e dei vari esami/accertamenti diagnostici che non sono più fruibili a Pantalla. 

Forse sarebbe utile trasportare nella struttura dell’ex Ospedale di Todi elettrocardiografi, apparecchiature radiologiche, ecografiche e via di seguito per ripristinare i servizi da sempre erogati e poi cessati. Del resto, fino a pochi anni or sono tali servizi erano ospitati presso la struttura dell ex Ospedale , e ricollocarceli non dovrebbe essere una impresa impossibile. Con questi servizi di nuovo disponibili per i cittadini, anche il Pronto Soccorso avrebbe una sua efficacia operativa, e con una mossa si risolverebbero due problemi.

Perchè una sanità pubblica, pagata con le tasse di tutti i cittadini, deve certo affrontare nell’immediato le emergenze drammatiche del momento, ma nel medio-lungo periodo non puo’ desertificare un territorio privandolo dell’Ospedale, del Pronto Soccorso e dei relativi servizi. 

E se magari ,da perfetto ignorante di problematiche sanitarie, ho formulato ipotesi tecnicamente non realizzabili, spetta comunque a chi ha responsabilità istituzionali   individuare scenari in cui le urgenze dell’oggi vengano contemperate con le necessità del domani in una equilibrata mediazione tra i diritti del territorio e le ragioni dell’emergenza. Missione impossibile? Non direi, perchè la gestione della complessità e del “conflitto” è l’essenza della Politica. Quella con la p maiuscola. Quella, per capirci, che ultimamente o è morta o, ad essere buoni (ma mai bischeri) , non si sente molto bene.

Graziano Barberini