Intervista in esclusiva con Rossano Rubicondi candidato alla presidenza dell’Umbria con il Partito Comunista” (prima parte) A livello regionale scontiamo una maggiore dipendenza da parte della CGIL nei confronti del Partito Democratico”

“A livello regionale scontiamo una maggiore dipendenza da parte della CGIL nei confronti del Partito Democratico”

 Ha colpito l’opinione pubblica la sua decisione di dimettersi dalla CGIL più o meno con queste parole : “Da tempo questa organizzazione la ritengo lontana dagli interessi reali dei lavoratori; basti pensare a ciò  che non fece rispetto alla drammatica vicenda del taglio delle pensioni operato dalla Fornero “. Ci sembra comunque che lei abbia sottolineato responsabilità della CGIL nella vicenda della “concorsopoli umbra ” di qualche me fa. Come spiega questo comportamento della CGIL ?

“Con oltre 5 milioni di iscritti a livello nazionale e 110.000 a livello regionale, la CGIL è la più grande. organizzazione di massa presente in Italia e in Umbria. Un’organizzazione che dovrebbe incutere rispetto in chi governa. Con questi numeri si potrebbe, per dirla con Marx, “cambiare lo stato di cose presente”; ma invece di trasformare la società, e migliorare quindi le condizioni dei lavoratori dei precari e dei cittadini, si è trasformato il sindacato, che è diventato “compatibilista” rispetto all’Europa e ha accettato tutti i bocconi amari che i Governi da 25 anni in qua ci hanno imposto.

L’ennesima controriforma delle pensioni fatta dall’accoppiata Monti-Fornero ed il superamento dell’Art. 18 per i neoassunti da parte di Renzi, passate nel silenzio quasi assoluto delle Organizzazioni Sindacali, rappresentano il punto più basso toccato dalla CGIL. Si tratta di misure che avrebbero imposto giorni e giorni di scioperi fino a bloccare il paese, e invece sono passate senza colpo ferire.

A livello regionale scontiamo una maggiore dipendenza da parte della CGIL nei confronti del Partito Democratico. Una mancanza di autonomia cronica che nella vicenda “concorsopoli” si è evidenziata in tutta la sua drammaticità. Imbarazzo, mancanza di coraggio nel chiedere giustizia e paura anche nel difendere un suo funzionario, attaccato dalla stampa pur non essendo inquisito, hanno decretato per me la rottura definitiva della mia esperienza da funzionario. Ho deciso così di rientrare in fabbrica, dalla quale dal 1997 ero in “distacco sindacale”, per segnare una distanza da chi oggi governa questa organizzazione sindacale. Una organizzazione che al suo interno ha tante buone energie, bravi impiegati, ottimi funzionari, ma che sono inseriti in meccanismo inceppato.”