Divenuto operativo il trasferimento di Fabiola Bernardini dalla direzione della Biblioteca Comunale, desidero, come regolare fruitore e, occasionalmente, collaboratore, e, proprio per questo, testimone del lavoro svolto dalla suddetta a vantaggio di quello che è divenuto, per suo merito, un polo culturale cittadino, esprimerle un pubblico ringraziamento e, al tempo stesso, manifestarle il rammarico per il suo decretato abbandono. Non tanto, però, a titolo personale ( già fatto più volte in privato), quanto per contrastare una diceria messa in giro non si sa da chi, ma certo da ambienti interessati “a prescindere” alla sua rimozione: che contro il provvedimento si sarebbero levate solo voci “esterne” , addirittura di dubbia autenticità, mentre la città sarebbe rimasta indifferente. E’ chiaro, a questo punto, che hanno sbagliato quanti di noi, appena avuta la notizia, si sono rivolti direttamente alle istituzioni in forma privata, proprio per non creare polemiche con intempestive uscite pubbliche, ma, al contrario, per chiedere spiegazioni su una vicenda che, al momento, poteva sembrare discutibile. E’ chiaro che hanno (abbiamo) sbagliato, perché se queste lettere fossero state altrettante dichiarazioni inviate alla stampa, avrebbero, esse, dimostrato che il provvedimento interessava (eccome!) alla città, ed interessava in un modo solo: che fosse revocato! Sappiano, dunque, quanti non lo sanno, e se ne convincano quanti non vogliono sapere, che a difesa dell’operato della Bernardini si sono levate voci di fruitori della Biblioteca, di insegnanti della Media e del Liceo, di giovani lettori, nonché di cittadini qualsiasi. E al di là di ogni appartenenza politica. Esiste anche una raccolta di firme, promossa da due ex studenti. Parte di tutto ciò è stato consegnato a mano e regolarmente protocollato, parte espresso per meil. Io non ne ho, evidentemente, conoscenza diretta ( tranne del testo preposto alla sottoscrizione), ma non lo immagino diverso da quanto ho espresso nella lettera da me inviata il 17 maggio, al Sindaco, al Vicesindaco e all’Assessore alla Cultura. Ne riproduco un brano: “ E’ vero che esiste un “paese legale” delle leggi a cui il “paese reale” deve in qualche modo sottostare, ma è anche necessario che, nei loro specifici diritti, i due “paesi” debbano, semmai, integrarsi, non contraddirsi. Ora, la rimozione di Fabiola Bernardini dalla direzione della Biblioteca è evento che non trova giustificazione in nessuna norma da “paese reale ”, perché è evidente, deve essere evidente, che la turnazione interna alle cariche amministrative non possa procedere in senso meccanico, senza una valutazione di opportunità, di meriti, di esperienze, di competenze. O, al limite, di uno stato di necessità. E quale sarebbe, in tal caso, lo stato di necessità? Quello di una Biblioteca che funziona benissimo, e non da ieri, ma da anni, da quando Fabiola Bernardini ne ha assunto gli incarichi direttivi, con competenze sia curriculari ( ricordiamo che è laureata in lettere e archivista), sia acquisite con l’esperienza di quattordici anni, e di ammirevole dedizione, nonché di spirito di iniziativa? Una Biblioteca che ha incrementato presenze, sia di lettori che di spettatori e auditori, e che non è più soltanto un deposito di libri, un presta-riporta, come sostanzialmente era prima, ma un vivo e vegeto polo culturale? Una Biblioteca che si è attirata il plauso di moltissimi (ma direi tutti) gli stranieri residenti a Todi ( e voi sapete quanto conta, anche per l’immagine cittadina, tale apprezzamento)? Io non trovo alcun motivo a giustificazione e non riesco a credere, ripeto, che il ricambio delle cariche sia automatico, alla cieca, un “a chi tocca tocca” e a “un dove si va si va”. Scusate, ma non può essere” . Lo pensavo tre mesi fa, lo ho pensato dopo la gentile risposta ( anch’essa privata) del sindaco, continuo a pensarlo. Capisco che l’Amministrazione Comunale non ha l’obbligo di rendere pubblico ciò che le viene inviato in forma privata (l’errore l’ha fatto chi, da principio, ha scelto quella via, dunque l’abbiamo fatto noi), ma lasciar correre sull’ipotesi di una generale indifferenza, no, questo non dovrebbe. Ha sufficienti prove che così non è.
Manfredo Retti