DESTRA-SINISTRA-ALTRO? LA SFIDA E’ LA “QUALITA’ DELLA VITA”

Il nostro lettore FRANCESCO B., con un lungo messaggio, ci dice e domanda in sintesi: “Condivido gran parte delle vostre idee ed iniziative. Però, siamo franchi, hanno ancora un significato politico reale i termini Destra e Sinistra di fronte ai nuovi grandi problemi, nazionali e locali, degli anni duemila?”.

Caro Francesco, il tuo quesito è attualissimo e attraversa i pensieri di tutti noi. Possiamo qui solo accennare ad una risposta, stando al tema. Anche in politica, come nella scienza o in altri campi, le grandi definizioni restano valide e utilizzabili finchè non ne sorgono altre che si impongono con maggior forza ed efficacia rappresentativa. Destra e Sinistra (centrodestra e centrosinistra o centri vari sono crocevia della politica, non luoghi del pensiero!) conservano valore e contenuto, sia identitario che programmatico. Però sono categorie che oggi “calano” su realtà di vita – individuali, familiari, collettive e territoriali – talmente inedite che mettono in crisi e talvolta mandano in frantumi qu

Ecco: dove destra e sinistra politiche, nonché centrismi, sovranismi, moderatismi e grillismi, apparentemente in competizione, hanno fallito e mancato (né si vede luce) è nell’inventare e porre in pratica risposte ai problemi della “qualità della vita”. Non so se dico poco. E non mi riferisco soltanto agli enormi temi della giustizia fiscale, del sistema pensionistico, della formazione professionale e gli altri che ben conosciamo. Parlo di concretezze quotidiane che concorrono decisivamente alla qualità della vita e che i politologi snobbano, lasciandole alla “cronaca locale”.

Nelle grandi città, parliamo di scandalo dei rifiuti, degrado immobiliare, circolazione impossibile, delinquenza scatenata, immigrazione e nomadismo irregolari, inquinamenti e aggiungi quel che vuoi.

Se poi, da bravi provinciali, veniamo ai “luoghi” medio-piccoli, che peraltro sommati fanno il 75% dell’Italia, li vediamo ormai tribolati da buona parte degli stessi problemi, magari in modo meno devastante. Ai quali però se ne aggiungono altri e specifici, che risultano incomprensibili alle mentalità metropolitane ma sono sintomi e fatti causali di ulteriore marginalizzazione e perdita, appunto, di qualità della vita. Vogliamo fare esempi per intenderci, parlando a caso di qualche “luogo” della nostra piccola ma complessa Umbria?

I pendolari di ORVIETO devono affrontare una Odissea ferroviaria quotidiana per andare e tornare dal lavoro. Le celebrate città di SPOLETO e di ASSISI, gli “hubs dell’Umbria” dice la presidente Marini, hanno stazioni per le quali non si riesce a ottenere una fermata di treni veloci. Percorrere le strade provinciali ogni giorno è come affrontare piste da safhari. Il fondo della strada da BASTARDO a PONTERIO è ormai un seguito di corrugamenti e buche intramezzati da qualche porzione di asfalto. Raggiungere CANNARA equivale a rottamare sospensioni della macchina e rischiare lacerazione di una o più gomme.

Ma parliamo dei servizi nei centri storici, abbandonati alla desertificazione mentre si annuncia enfaticamente la loro inclusione nei “Borghi più belli d’Italia”. A PANICALE si è dovuto costituire un Comitato civico per opporsi a che l’ameno centro sia privato di quel poco che resta: guardia medica, punto prelievi, cup, vaccinazioni e servizi domiciliari, che pure servirebbero anche PACIANO e MOIANO di CITTA’ DELLA PIEVE; ma anche uffici comunali, perché così vuole la baricentricità demografica, il che vorrebbe dire per analogia dichiarare “abbandonabili” anche COLLAZZONE, DERUTA, GIANO DELL’UMBRIA, CITERNA, CERRETO, PRECI, COLLESCIPOLI di TERNI, et multa cetera, ma tra poco NARNI, TREVI, CORCIANO e via crescendo fino, magari, alla stessa PERUGIA nella sua acropoli.

Molte decine di comunità devono lottare in piazza come descamisados o cavare soldi per cause al TAR per non farsi chiudere gli ultimi uffici postali (SANT’EGIDIO di PERUGIA, CASTEL RITALDI, GAIFANA di NOCERA,  CANALE di ORVIETO, luoghi della VALNERINA, della montagna di FOLIGNO e d’ogni dove). Difendere l’esistenza di una scuola è diventata la “trincea finale” di molte famiglie di tanti paesi prima di rassegnarsi ad andare a costipare le periferie (mai a ripopolare i centri) delle città vicine.

Potremmo esemplificare ancora a lungo. Ma terminiamo citando un caso di “qualità culturale”, poiché ci spiegano che il nostro futuro NON E’ PIU’ (?!) nell’industria, artigianato e agricoltura, ma nel turismo e nella godibilità culturale. Bene, da oggi TODI – non Roccacannuccia, ma Todi, la città definita dagli americani la più vivibile del mondo – non ha più un solo cinema. Le associazioni “Marte” di Tofanetti e “Jacopone” di Manfredo Retti, dopo strenua resistenza, hanno dovuto gettare la spugna: niente più iniziative al Palazzo del Vignola e chiusa la sala cinematografica sulla quale erano stati spesi investimenti e sacrifici. Qualcuno può rimediare? Ma d’altro canto non solennizzammo come un coraggioso evento la riapertura di un cinema (dico uno) a CITTA’ DI CASTELLO, quarantamila abitanti più comuni circostanti?!

Morale conclusiva, da cui eravamo partiti. Sinistra progressista, destra illuminata, centristi molto civici, cinquestelle demagoghi senza bussola, leghisti nemici del “centralismo”, hanno ricette concrete e attuabili per invertire queste tendenze a perdere nella “qualità della vita” delle nostre comunità? Bene, le loro sigle riacquistano pregio. Non ne hanno? Allora non possono pretendere che i cittadini tornino a votare e ritrovino interesse nella competizione. La gente si conquista con l’amore per i territori, non coi “patti del Nazzareno”, con il festival dei volti nuovi prestati alla politica o con talk-shows e raduni di comici leaders, mentre a Roma manca pure l’acqua, a POGGIODOMO o POLINO può mancare l’impiegato comunale e ai terremotati di NORCIA e non solo, spettatori di ormai insopportabili “passerelle”, il governo fa arrivare col contagocce le casette di legno e non ha rimosso ancora le macerie!

“Controcorrente”