Case popolari, spazio alle famiglie

 

La casa è un diritto. E tra i compiti principali dell’amministrazione comunale c’è quello di soddisfare il fabbisogno di edilizia residenziale pubblica, ossia dare risposta alla domanda di alloggi, soprattutto quella delle persone meno abbienti.

Se è vero che la realizzazione di nuovi alloggi popolari ad oggi è ostacolata dalla mancanza di risorse pubbliche, è però possibile verificare che le assegnazioni in atto siano ancora corrispondenti ai criteri per i quali sono state effettuate.

“Il potere/compito dell’Amministrazione – dichiara Annnalisa Aluigi, candidata al consiglio comunale per la lista civica Todi per la famiglia” – non si esaurisce con l’attività istruttoria delle domande, la formulazione delle graduatorie e l’assegnazione degli alloggi disponibili. Compito dell’amministrazione comunale è anche quello di verificare la persistenza, in capo agli assegnatari, dei requisiti previsti dalla legge regionale, dal regolamento regionale e da quello comunale. Più una famiglia è in difficoltà, maggiori devono essere le probabilità di ottenere una casa popolare”.

Secondo le statistiche dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale dell’Umbria (Ater) a Todi gli alloggi di edilizia residenziale assegnati sono 84 (su 88 disponibili) ed ospitano 218 utenti. Il 42,9% di questi alloggi (36) sono assegnati da un periodo di tempo compreso fra i 21 ed i 40 anni, il 29,8% (25) hanno una assegnazione compresa tra 11 e 20 anni. Solo il 20% è stato assegnato da meno di 5 anni. Più o meno l’80% degli appartamenti è affidato a famiglie di nazionalità italiana. Circa il 30% degli appartamenti è occupato da 2 componenti, meno del 17% da nuclei composti da almeno 4 persone. A fronte di questo, però, la maggior parte degli alloggi (54,8%, ossia 46) ha una superficie compresa tra 75 e 95 metri quadrati.

“Oltre alle famiglie in difficoltà, hanno diritto di potersi vedere assegnare un alloggio popolare anche le persone disabili, i genitori single che crescono da soli i loro figli (per esempio ragazze madri o donne separate in difficoltà economiche), i senza fissa dimora e le coppie giovani. Laddove i requisiti richiesti dalla legge non sono più sussistenti, il provvedimento amministrativo di assegnazione deve essere revocato, provvedendo così all’assegnazione a favore di chi ne ha diritto. L’assegnazione delle case popolari è un diritto, non può diventare un privilegio per coloro che avevano, ma ora non hanno più i necessari requisiti previsti per legge”.

E’ allora arrivato il momento di procedere con una attenta revisione delle assegnazioni, riprendendo un progetto che la Regione dell’Umbria aveva anni fa annunciato, senza poi dargli un opportuno seguito. E verificare che in capo agli assegnatari esistano ancora i requisiti per la permanenza in determinati alloggi. Procedendo, laddove necessario, a riassegnazioni in base alla composizione del nucleo famigliare, liberando appartamenti più grandi per famiglie più numerose. E magari prevedendo forme di incentivazione economica sul pagamento dell’affitto e sostegno tecnico per il trasloco per quelle persone che dovessero essere spostate in alloggi diversi.

 

Così la casa può davvero diventare un diritto di tutti e non soltanto una promessa da campagna elettorale.