Todi Civica ricorda l’eccidio di piazza Tienammen.

 

Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati dell’Esercito di Liberazione Popolare cinese uccisero a Piazza Tienanmen centinaia di persone, tacitando nel sangue le proteste degli studenti che da giorni si battevano per la democrazia. Una protesta  iniziata un mese e mezzo prima, nell’anno  della caduta del Muro, con le sue epocali conseguenze geo-politiche.    Giovani studenti di oltre 40 università marciarono su piazza Tienanmen il 27 Aprile, a cui si unirono operai, intellettuali, gente comune. Più di un milione di persone riempì la piazza in cui Mao Zedong aveva dichiarato la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Il 20 Maggio il governo impose la legge marziale a Pechino. Truppe corazzate furono inviate per disperdere i manifestanti. Si sparó sulla folla facendo 319 vittime, ma secondo le organizzazioni internazionali furono molti di più. In quei giorni i quotidiani italiani non mancavano di segnalare gli eventi, lasciando le brevi corrispondenze sull’argomento nelle pagine interne. Il massacro costrinse anche la stampa ad aprire gli occhi ed il dibattito politico si infiammò.
A distanza di oltre 30 anni il Governo Cinese non ha ancora maturato una coscienza capace di leggere e ammettere gli errori fatti in quei tragici giorni.
A distanza di oltre 30 anni il dibattito politico è praticamente scomparso. Eppure una vicenda emblematica come questa, dovrebbe essere un paradigma nella narrazione di chi sostiene che i totalitarismi non sono di un solo colore. Ma la storia insegna che c’è un’ideologia che supera il tempo e lo spazio e che va al di là, anzi al di sopra, di ogni battaglia di libertà e democrazia: ed quella dell’egemonia economica e del potere finanziario. Ed è nel nome di questa ideologia, cui il mondo si è piegato, che quei giovani studenti cinesi, ogni primavera, tornano a morire di nuovo in Piazza Tienanmen.