Gaetano Mollo : “Al rogo. L’ultimo Gran Maestro dei Templari “

 

E’ nel cercare di ricostruire la storia di un mio insigne trisavolo, designato sindaco di Cosenza a ventinove anni, nel 1808 – nonché presidente dell’Accademia Cosentina dal 1811, e poi presidente della Provincia della Calabria Citeriore, durante la reggenza del regno di Napoli da parte di Ferdinando II – che sono venuto a conoscenza di alcune pagine del “libro dei privilegi” del Regno di Napoli, che mi hanno incuriosito. Si tratta di alcunipassi, dove vengono indicati i privilegi attribuiti alla famiglia Di Molli, originari di Siena. E’ da questa città che Carlo di Valois, nella sua discesa al Sud della penisola nel 1276, alla ricerca di un suo regno,fu seguito da Ugone Mollo, nominato primo responsabile delle zone montuose.

Sono potutovenire a conoscenza, così, che fra i privilegi attribuiti c’era quello di “familiari e commensali” del re di Spagna, per la discendenza di tutti i figli maschi, iniziando dal 1611, nonché – ed è per questo che ho intrapreso a scrivere questo libro – la presenza, fra i vari antenati illustri, di “Iacobus Molli GeneralisMagisterSacrae Domus Militiae Templi, ut dicitur in regio Archivio regni Neapolis 1299&1300. Litera D, folio 169”, stampato, nel Regio Archivio del Regno di Napoli, il 27 ottobre del 1615, in Napoli.

Sollecitato da tale riferimento, ho cercato di ricostruire le vicende salienti dell’ultimo dei Grandi Maestri dei Templari (nominato nel 1293 e messo al rogo nel 1314), legate al periodo finale della storia dell’Ordine e alla sua soppressione, da parte del papa Clemente V, su istigazione del re di Francia Filippo il Bello. Ho cercato di coglierne sensazioni, sentimenti e pensieri, come nella postfazione ho provato a spiegare, nell’intento di ricostruirne i vissuti più intimi, all’interno di un preciso e circostanziato contesto storico.In tal senso,lo storico francese Philippe Josserand, nella prefazione al libro, afferma che“gli avvenimenti sono là, famosi o meno che siano, avvenimenti che l’Autore ha preso in prestito dalle sue letture, nutrite e notevolmente aggiornate. Molti fra gli studiosi e gli storici professionisti saranno sorpresi, io credo, da ciò che quest’opera saprà insegnare loro, ma la cosa essenziale, per lo scrittore e per il suo pubblico, è altrove: il racconto è romanzato e gli episodi narrati, sebbene fondamentalmente storici, sono riletti, rivisti – e direi anche rivissuti – alla luce di una soggettività empatica d’autore. Gaetano Mollo, con talento, si mette al posto di Giacomo e, in un libro pieno di umanità, ci parla dell’ultimo Gran Maestro dei Templari e più in generale dell’uomo. Ma tutto ciò, in fin dei conti, non è altro che un parlare, attraverso di lui, di noi stessi.

Gaetano Mollo