PUNTO NASCITA: NON BASTA DIRE CHE NON VA CHIUSO

 

Nel 2014, i consiglieri comunali Floriano Pizzichini, Claudio Serafini e​ Moreno Primieri diedero vita, insieme ad altri amministratori della Media Valle del Tevere, ad una raccolta firme contro la soppressione del punto nascita dell’ospedale Comprensoriale. Nella quasi totale indifferenza della politica raccolsero oltre tremila firme, tenendo accesa per giorni la questione sulla stampa locale. A distanza di cinque anni il problema si ripresenta alla stessa maniera. Ci sembrano tardive le prese di posizione di alcuni Sindaci ed amministratori, dopo che per anni il reparto e gli operatori sanitari sono stati abbandonati al loro destino. La scelta di mantenere o meno aperto il punto nascita non è esclusivamente politica, ma risponde anche a criteri e standard dettati dalle normative nazionali. La politica, le amministrazioni comunali, in questi anni,​ avrebbero dovuto chiedere alla Regione di creare le condizioni per un potenziamento della struttura ( in termini di diagnostica, sicurezza,​ crescita del personale)​ andando a colmare le carenze che, pur condizionate dal generalizzato calo delle nascite, non hanno garantito la crescita del servizio. Tutto questo in un quadro di eccellenza sanitaria, in cui, medici, infermieri e personale oss, hanno spesso dovuto fare un lavoro “straordinario” per supplire a carenze organiche e strutturali. Scrivere oggi che​ il punto nascita non si tocca non è sufficiente, se non lo inserisce in un quadro più ampio di scelte e linee di indirizzo che vanno messe a sistema con tutti i servizi della rete ospedaliera, nella consapevolezza che la collocazione dell’ospedale della Media Valle del Tevere e quindi il suo punto nascita, è strategica sotto numerosi punti di vista. Al contrario si rischia di mettere l’ennesima toppa senza affrontare strutturalmente il problema che rimarrà, come sempre, in capo agli operatori sanitari e ai cittadini.​
Todi Civica