L’ultima modifica in ordine temporale apportata dalla Giunta Ruggiano al regolamento del servizio di refezione scolastica per gli alunni delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie, è un provvedimento profondamente ed intrinsecamente discriminatorio. Esso, infatti, stabilisce che gli alunni che non sono in regola con il pagamento della mensa rispetto all’anno precedente non potranno più godere della somministrazione dei pasti. In un momento come quello attuale, dove i nuclei familiari sotto la soglia di povertà sono aumentati in maniera esponenziale, il Comune dovrebbe dispiegare tutti gli strumenti per tutelare la serenità degli alunni e fare della scuola un mezzo in grado di contrastare, per quello che può, le nuove povertà. Invece, per il pagamento della mensa viene introdotto un nuovo sistema di software, denominato “Pinguino Web”, che tramite di un borsellino elettronico, prevede l’acquisto di una tessera ricaricabile on line, il cui credito si riduce man mano che si consumano i pasti.
L’anno scorso, per il pagamento del servizio mensa (che veniva ancora effettuato col sistema dei voucher), sempre l’attuale amministrazione di destra aveva istituito che, dopo il mancato pagamento di ventidue buoni pasto, il bambino in mora fosse automaticamente escluso dalla somministrazione dei pasti. Oltretutto, il tagliandino dei bambini che usufruivano della refezione scolastica gratuita, perché poco abbienti, si presentava diverso rispetto a tutti gli altri, con una particolare stampigliatura. E questa non vogliamo chiamarla discriminazione sociale? Come Gruppo Consiliare del Partito Democratico già un anno fa presentammo una mozione atta a modificare il regolamento scolastico che chiedeva l’eliminazione delle sopracitate direttive, palesemente discriminatorie nei confronti dei bambini. Mozione che, però, in tutto questo anno, non è stata mai discussa.
Nell’ultimo consiglio comunale, nel quale è stato introdotto il sistema del borsellino elettronico menzionato in precedenza, abbiamo presentato degli emendamenti che chiedevano di eliminare la “non somministrazione” dei pasti nei confronti dei bambini i cui genitori non erano in regola con i pagamenti dell’anno precedente. Inoltre, abbiamo proposto di instituire un comitato dei genitori in grado di partecipare alla programmazione delle attività della mensa, ovviamente in stretta collaborazione con il gestore del servizio. Infine, abbiamo chiesto delucidazioni, rimaste insoddisfatte, sul cambiamento del software che gestisce i pagamenti della mensa. Infatti, il passaggio da quello realizzato dalla Maggioli Informatica al “Pinguino Web” comporta dei costi maggiori, quantificabii in circa 20mila euro in più.Noi continuiamo a credere che il servizio mensa debba essere parte integrante di un sistema educativo pilastro portante dell’integrazione sociale. Lo ha sottolineato, ne giorni scorsi, anche il Tribubale di Milano, nella sua ordinanza di condanna del Comune di Lodi sul caso delle mense e dei bambini stranieri. Non accettiamo, dunque, provvedimenti discriminatori nei confronti degli alunni iscritti alle scuole del Comune di Todi. Sta lì a ricordarcelo l’articolo 3 della Costituzione, che recita così: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
GRUPPO CONSILIARE PARTITO DEMOCRATICO