Primarie del Pd in Umbria, Walter Verini: “La parola d’ordine è innovare”

“Io non posso rassegnarmi a un partito che pensa a dividersi le poltrone mentre gli altri festeggiano”.

 

Può sembrare un paradosso, ma tale non è. Walter Verini, deputato del Partito Democratico, classe 1956, si propone come il ‘nuovo’ alle primarie per l’elezione a segretario regionale dell’Umbria, in programma domenica 16 dicembre. Un personaggio sicuramente con capacità sia politiche che amministrative nonché dotato di quel requisito che i “giovani leoni” del suo partito hanno perso:saper ascoltare tutti. E questo senza distinzioni sociali o di appartenenza a vari “clan di potere”.   Il suo contendente  è Gianpiero Bocci, classe 1962, faccia molto più conosciuta in regione a livello politico,uomo d’apparato e dai mille contatti.  Si presenta idealmente come la continuità, come il personaggio vicino a  Catiuscia Marini, attuale presidente della Regione. Questa continuità gli sarà d’aiuto ?

Proprio Verini, però, intende scacciare l’idea della ‘rottamazione’ di ciò che può apparire vecchio. Non è questo il suo grido di battaglia in vista delle primarie: “Ho deciso di scendere in campo in questo momento complicato perché alla mia età voglio provare a portare qualcosa di positivo. In realtà, mi è stato chiesto di fare questo passo da circa 120 persone, un vero e proprio appello con le firme di sindaci, vice sindaci e militanti della base. Non lo scopriamo noi che il Pd ha enormi problemi a livello nazionale, ma anche in Umbria. Abbiamo perso 5 collegi su 5, abbiamo perso città importanti come Todi, Spoleto, Terni, Umbertide e Amelia. Per non continuare in questa escalation negativa, mi hanno domandato di portare la mia esperienza politica, ma anche il fatto di essere stato lontano dalla mischia in Umbria ha pesato. In regione, negli ultimi anni, ci sono stati scontri paralizzanti sulle nomine all’Asl o in altre aziende controllate. Ci sono state divisioni, troppe personalizzazioni”.

Buttarsi di nuovo nella mischia perché “io non seguo correnti. Mi chiamano veltroniano perché per 20 anni ho lavorato con Walter, ma lui non è mai appartenuto a una corrente”.  Spiega: “Doveva essere Andrea Pensi il candidato, aveva già ottenuto 350 firme, ma poi ha deciso di rinunciare, o meglio di appoggiarmi, unendo le sue forze alle mie. Ha deciso di unire le sue motivazioni alle mie”. Verini giocherà la partita in prima persona, insomma: “Ma sarà anche un po’ allenatore di chi ha gestito il partito finora”. Inutile insistere, Verini non critica. Lo stile di un uomo politico si riconosce anche in questi frangenti.

 

Non è candidato per gettare fango su altri: “Dico solo che se il Pd umbro, nel prossimo maggio, non vuole perdere altri Comuni, deve subire una scossa. Di innovazione, di contenuti, non bisogna litigare sulle partecipate. Non bisogna affidarle a chi ha il tesserino, ma a chi ha abilità e competenze. Ci vuole meritocrazia, non fedeltà al partito. Se poi c’è anche quella, ancora meglio”.

 

Nel 2020, poi, il banco delle regionali: “L’Umbria e altre regioni del Centro hanno modernizzato l’Italia di mezzo. Ci abbiamo messo il coraggio. Se è andata male, non è certo per colpa di chi giocava la partita, di chi governa – credo che la presidente della Regione sia una persona seria – ma è tutto il sistema che ha bisogno di svegliarsi, di una marcia in più. Altrimenti non torneremo più a essere l’ultima regione del Centronord, ma rimarremo la prima del Centrosud”. Il progetto è unire le forze con le altre regioni vicine: “Arriveranno diversi miliardi, da noi, per la ricostruzione post-terremoto, per l’area di crisi complessa Terni – Narni, per Industria 4.0, per le aree interne, per il Piano di sviluppo rurale. La stessa cosa accadrà alle Marche. Perché non pensare a politiche comuni?”.

 

Ammette: “A me non piace che la Lega possa governare in Umbria perché lo farebbe male come sta accadendo in Italia e a Terni. Il Pd deve unire le forze, ma cambiando, dando una scossa elettrica. Io non penso a Bocci come a un avversario, un nemico, anzi il suo lavoro da sottosegretario è stato più che positivo. Ma le divisioni hanno portato i democratici a venire surclassati. Bisogna cambiare i temi, anche con persone non giovani a cui però proprio i giovani guardano con fiducia”.

 

Insomma, “la squadra deve cambiare gioco. Se vincerò, dirò a Bocci che dobbiamo rimboccarci le maniche insieme, ma che serve un radicale rinnovamento. E dobbiamo far entrare anche dei giocatori nuovi, giovani. Purtroppo, sia a livello nazionale sia a livello regionale, finora siamo stati un partito chiuso”. Per il 16 dicembre ci sono più auspici: “Che si facciano tanti seggi elettorali, che votino in tanti. Trovo un bellissimo clima intorno a me in tutta l’Umbria e devo dire che sono molto fiducioso per il risultato finale. La cosa bella è che il mio progetto abbia attratto tante persone e molti giovani. Se dovesse essere Bocci a prevalere, naturalmente si rispetta il nuovo segretario. Io proseguirò con la mia linea, ma è chiaro che da segretario avrei maggiori poteri. Senza innovazione, si va verso il suicidio. Io non posso rassegnarmi a un partito che pensa a dividersi le poltrone mentre gli altri festeggiano”.

Stravos Niarkos