Rapporto Mediacom 043 su andamento Pil 2017 regioni italiane e Umbria

 

Dopo il 2016, anche nel 2017 l’Umbria presenta il peggior andamento del Pil tra tutte le regioni italiane: -1% contro +1,5% della media nazionale. L’Umbria è una delle regioni italiane (le altre sono Marche e Molise, ma con flessioni assai minori) dove il Pil nel 2017 scende, mentre in tutte le altre cresce. Il Pil pro capite umbro tocca un nuovo minimo, ora è all’83,9% di quello medio nazionale e al 71,3% di quello del Centro-Nord. Lo tsunami economico continua inesorabile, con la regione che declina e scivola sempre più verso il Sud. Mentre quasi tutte le regioni italiane sono uscite dalla recessione, l’Umbria vi è ancora completamente dentro. E non si vede una luce in fondo a questo tunnel che appare infinito. L’assenza di un vero dibattito pubblico complica le cose e aggrava la situazione.

“I dati sull’andamento del Pil 2017 forniti dallo Svimez confermano che l’Umbria è l’unica regione del Centro-Nord ancora in recessione, insieme alle Marche che tuttavia mostrano una situazione meno pesante – afferma Giuseppe Castellini, direttore del settore Datajournalism di Mediacom043 – La regione, a differenza di quasi tutte le altre ad eccezione di Marche e Molise, non solo non si avvicina al recupero del Pil pre-crisi, ma se ne allontana anno dopo anno. Emerge tutta la debolezza strutturale, la gracilità dell’economia regionale, che si trova in un declino dove pochi sono i salvati e molti i dannati. Si deve aprire un dibattito vero, non viziato da contingenze politiche ed elettorali, su quando è avvenuto e sta avvenendo per condividere un’analisi e individuare percorsi di un possibile sviluppo sia nel breve che nel medio-lungo periodo. Invece – continua Castellini – i luoghi e i momenti di dibattito, analisi e condivisione si rarefanno in conseguenza di dati e andamenti ormai imbarazzanti, come se il non parlarne e il nascondere serva a qualcosa. Anzi, la mancanza di una prospettiva, l’assenza di una strada genera ancora più inquietudine e incertezza tra gli attori economici e tra i cittadini, provocando sfiducia. A volte si ha l’impressione – continua Castellini – che la situazione sia sfuggita di mano e che il messaggio sia quello di rassegnarsi a vedere degradare le condizioni di vita e di lavoro della regione. Una prospettiva che non può che generare contraccolpi sociali e politici. Servirebbe ben altra capacità progettuale e di spinta da parte delle Istituzioni pubbliche e dei corpi sociali intermedi, a cominciare dalle associazioni imprenditoriali, per ridare un po’ di speranza. Ma l’impressione è che questa deriva, per certi aspetti anche umiliante, sia destinata a durare”.