Il nuovo rapporto del settore datajournalism di Mediacom043

 

Nuovi dati Istat: il Pil pro capite umbro tocca il minimo storico rispetto al dato nazionale, ora è sotto del 23,9%. L’Umbria è inoltre la regione più in ritardo nel recupero dei livelli pre crisi: rispetto a quello del 2007, ultimo anno prima della grande recessione, il Pil umbro per abitante è sotto del 18,5%, praticamente quasi il doppio della media nazionale (-9,6%).

Sono brutti, per l’Umbria, gli ultimi dati prodotti dall’Istat. Ricordando anche che la regione, nel 2016, in termini di andamento del Pil complessivo è stata la peggiore d’Italia, segnando -1,3% (rispetto a +0,9% della media nazionale +1% del Centronord e +0,8% del Centro). La primavera che era sembrata sbocciare nel 2015 – Pil umbro +2,3%, nettamente sopra la media italiana – dopo il lungo inverno dell’economia regionale ha subito insomma un’immediata gelata. E i conti sono pesanti anche per l’occupazione, scesa in Umbria nel 2016 dell’1,5%, anche in questo caso peggior dato d’Italia dove invece l’occupazione aumenta, anche se non di molto.

LA SPERANZA STA NEI DATI 2017

Certo, una serie di indicatori cosiddetto ‘anticipatori’ – i dati ufficiali, infatti, arriveranno tra qualche mese – vanno pensare che il 2017 anche l’Umbria abbia certamente registrato il segno ‘più’ nella ricchezza prodotta. Ma il punto sarà vedere come avremo fatto rispetto alla media nazionale, a quella del Centro-Nord e a quella del Centro, che debbono essere e e restare i parametri di riferimento della regione. Se non tengono d’occhio questi indicatori, infatti, accade ciò che è accaduto nel periodo 2000-2007, quando l’Umbria è cresciuta dello 0,8% in media d’anno ma ha perso non poco terreno rispetto alla media nazionale, cresciuta di più. Insomma, non basta tornare alla crescita. Occorre, in prospettiva, fare meglio degli altri per recuperare il tanto terreno perduto e restare inseriti nelle dinamiche economiche del Centro-Nord e non, come invece sta avvenendo dal 2000, scivolare verso Sud. Certamente una strada difficile, quella da percorrere per invertire un trend che va avanti da oltre un quindicennio, ma che è l’unica se la regione vorrà avere un adeguato livello di benessere economico e sociale e non finire nella marginalità, con tassi decrescenti di livelli di vita rispetto a quelli del Centro-Nord.