Cae Nestlé: sempre più Europa e meno Italia

 

Nei giorni 27 e 28 si è tenuta la riunione del Cae Nestle in Losanna (Svizzera) con all’ordine del giorno la vertenza Froneri, la riorganizzazione della Nestle Zona Europa, il progetto Nbe, la vertenza Galderma (mercato Francia).

I punti di diretto interesse per il mercato Nestle Italia hanno riguardato il progetto Nbe e la riorganizzazione della Zona Europa,

Il progetto Nbe prevede una razionalizzazione dei servizi condivisi all’interno della Zona Europa che mira all’individuazione di sedi centralizzate in alcuni paesi europei, dove far convergere appunto tali servizi. Le conseguenze sono lampanti dal punto di vista occupazionale e gestionale, le “ondate” di cambiamento investiranno le varie sedi periferiche creando opportunità, ma al contempo serie e reali difficoltà per le lavoratrici e i lavoratori del settore. Per l’Italia ancora, come è stato ribadito al Coordinamento nazionale ultimo scorso, sono in atto le verifiche e quindi l’“ondata” ancora non è arrivata, ma di certo non è stata scongiurata.

Rispetto alla riorganizzazione della Nestlé Zona Emena, il progetto “Emena “2020” consiste in una definizione di competenze e responsabilità per le varie divisioni, tra cui il Confectionery, non più periferiche – e quindi mercato per mercato, paese per paese – ma trasversali, con l’individuazione di Business Manager, capi divisione europei che avranno responsabilità per tutti i mercati dove insistono le divisioni di competenza (in poche parole non più un responsabile per paese).

Sulla vertenza Froneri durante la riunione con i rappresentanti della Nestlé abbiamo richiamato la multinazionale alla responsabilità sociale verso le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Parma, che sono stati inseriti nella procedura di licenziamento collettivo con la chiusura dell’intero sito.

Un comportamento da parte di Froneri lesivo di ogni minima forma di rispetto verso i lavoratori e verso lo stesso tavolo negoziale. Con protervia l’azienda mostra chiusura anche alla richiesta minima di accedere agli ammortizzatori sociali, che garantirebbero nell’immediato una copertura per 120 famiglie.

Gli eventi che stanno caratterizzando la vertenza Froneri Parma, simili se non peggio a quello che accade in paesi come la Germania e altri ancora, hanno ripercussioni sui consumatori dei prodotti che comunque sono a marchio Nestle. Per questo abbiamo chiesto con forza un impegno preciso – anche perché Nestlé è azionista al 50% della joint venture – ad attivarsi nei loro confronti, per ricomporre vere e costruttive relazioni industriali.

Di certo ci aspettiamo che venerdì nella riunione dei sindacati europei e mondiali coi vertici della Froneri che si terra ad Amsterdam dei segnali in questo senso giungano per l’occasione.

In merito alla vertenza Perugina, nell’intervento del delegato Turcheria è stata messo l’accento su alcuni temi riguardanti la fabbrica e il suo quotidiano rispetto alla vertenza in atto. L’alta tensione tra i lavoratori, la complessità di una vicenda che non trova percorsi positivi nei tavoli di trattativa, perché qualcuno mira a svuotare ogni proposta sindacale finalizzata alla salvaguardia dei posti di lavoro. Come la richiesta di formazione che abbiamo più volto avanzato, finalizzata alla valorizzazione delle competenze e alla riqualificazione del personale all’interno della fabbrica.

Turcheria ha poi posto l’accento sul clima di paura e di insicurezza tra i lavoratori che lede la loro dignità e in alcuni rischia di cancellare d’un colpo una storia personale fatta di oltre 30 anni di lavoro in quella fabbrica

Ancora sulla vicenda Perugina, ma più in generale sul confectionery nulla di nuovo sul riassetto europeo che era stato anticipato nella riunione di giugno: ci stanno lavorando, ma di certo le difficoltà del settore cioccolato, confermate anche nelle slides presentate sulla penultima trimestrale del 2017, ci fanno pensare ad un ritardo voluto, dato da un mercato difficile, altamente competitivo, che rimette in gioco il certo per l’incerto nel volgere di pochi mesi.

Abbiamo tempo fino a giugno, sembra tanto, ma non lo è. È necessario ricomporre tutti pezzi, dall’Europa in giù. La nomina di manger capi divisione a livello europeo, tra cui quello del confectionery può essere letta in vari modi, di certo allontana dall’Italia il luogo delle decisioni, si entra sempre più nel Risiko europeo delle scelte e delle strategie commerciali e produttive.

Solo attraverso un rafforzamento del sito e del valore dei nostri marchi, così come stabilito nell’accordo del 2016 forse avremo una chance in più per navigare nel mare magnum del mondo Nestlé.

 

Michele Greco, segretario generale Flai Cgil Umbria