I bisogni diventano sogni. I sogni vita reale, concreta. «Perché a questi figli dobbiamo dare ciò che il Padre riserva a tutti noi: la parte migliore».

 

Don Marcos ha 31 anni, gli occhi neri profondi e luminosi e il passo svelto di chi sa che in questo mondo bisogna rimboccarsi le maniche, perché c’è tanto da fare. Soprattutto se le tue radici stanno piantate nel cuore della Colombia, a La Tebaida: oltre mille metri di altezza nel dipartimento di Quindìo, 40mila abitanti («…ma in realtà sono molti di più, forse il doppio») e trecento chilometri dalla capitale, Bogotà. Una terra ricca, accogliente e viva. Ma che sa essere dura e piena di contraddizioni. Dove, soprattutto, si fa davvero fatica soltanto ad immaginare che ci possa essere un futuro diverso da quello che ti porta a chiedere l’elemosina ai semafori, a vendere cianfrusaglie oppure – nella peggiore delle ipotesi – a finire imprigionato nella vita di strada, nella calle, tra le catene di droga e prostituzione.

«Il lavoro è un miraggio – racconta don Marcos – i contratti durano al massimo tre o quattro anni ma senza nessuna tutela per le persone». Precari, che lo sono ancora di più in un Paese in cui la forbice sociale tra chi ha tantissimo e chi niente e sempre più allargata, e che dunque rischiano di scivolare senza possibilità di ritorno dentro al baratro della rassegnazione.

E invece, don Marcos lo ripete senza indugio, «noi sappiamo che è possibile una alternativa». Alternativa che a La Tebaida si chiama Foundacion Jiampi (www.jiampi.com). Lo slogan parla chiaro: «Il regalo più bello che possiamo fare agli altri sono opportunità per realizzare i loro sogni». In oltre 20 anni di attività (la fondazione è stata creata nel 1993) i beneficiados sono stati quasi 13mila: bambini, bambine, adolescenti e giovani in «condizioni di vulnerabilità socioeconomica, vittime dei conflitti armati e minoranze etniche». Che altrimenti non avrebbero fatto altro che ingrossare l’esercito dei bisognosi.

«Il problema – racconta don Marcos, che la fondazione l’ha conosciuta da ragazzo, dopo essere diventato orfano di padre – non è tanto quello di dare un aiuto economico a questa gente. Perché oggi posso regalarti 50mila pesos per la spesa o le bollette. Ma poi, el dinero finisce. E a te cosa resta in mano?».

Eccola allora la metaformosi del bisogno che diventa sogno: «Abbiamo aiutato Juan a completare i suoi studi – è una delle tante storie che passano per Jiampi – ma poi lui aveva la possibilità di uno scambio culturale in Argentina. Se fosse stato da solo, avrebbe detto che era impossibile. E invece, noi l’abbiamo convinto a provare. E l’impossibile è diventato realtà, vita di tutti i giorni».

Di storie come quella di Juan alla fondazione ne passano decine, a cominciare da quella di don Marcos. «Finito il mio servizio civile, io sono tornato per la mia strada, a fare la mia vita. Ma poi, sono stato coinvolto in un ulteriore progetto, sono tornato alla fondazione. Ho proseguito, sono diventato sacerdote ed oggi eccomi qua».

Oggi don Marcos è responsabile della struttura, viene aiutato da tre suore e da tanti volontari. Sparsi anche in giro per il mondo, come ad esempio a Todi e Ficulle. Qui, con il sostegno della Caritas diocesana di Orvieto-Todi, è in piedi da anni ormai il “Progetto Colombia” (www.caritasorvietotodi.it/caritaswp/?page_id=165) che serve a trovare risorse con le quali finanziare le attività di Jiampi. Ci sono le adozioni a distanza, ossia l’apadrinamento per accompagnare i bambini e gli adolescenti e farsene carico anche e soprattutto nel loro percorso di studi. Ma poi ci sono progetti di formazione e accompagnamento al lavoro: al momento, ad esempio, 24 donne stanno seguendo un corso di cucito così da mettere assieme i ferri del mestiere che potranno permettere loro di trovare un posto nel mondo del lavoro. C’è una panetteria, corsi di informatica, progetti per diffondere una cultura della corretta alimentazione.

C’è tanta roba e c’è bisogno di sostegno: perché il sogno non venga soffocato dal bisogno e lo sguardo di tanta gente possa puntare la parte migliore.