
“Alle difficoltà strutturali della Nestlè Italia si è aggiunta la situazione societaria della Nestlè Mondo, dove il fondo di investimento “Third Point” ha acquisito oltre 40 milioni (1,3 % di tutto il capitale), diventando così l’azionista più importante del Gruppo che ha chiesto un innalzamento del 5% della redditività operativa, revisione dei businesses e il riacquisto di azioni proprie, vale a dire spostare enormi risorse da progetti di investimento a un uso finanziario per un valore triennale di circa 30 mld.
Avendo deciso che il Focus di Nestlè sarà sulla categoria del caffè, del petcare, della healthcare, dell’acqua e dei cibi per l’infanzia, cosa succederà in Italia nel comparto del cioccolato, la Perugina è destinata a fare la fine dei marchi del settore cioccolato e snack degli Stati Uniti che sono in vendita. Quale sorte avranno i 60 milioni di investimento per fare dello stabilimento della Perugina un hub internazionale del cioccolato?”
“La presenza della multinazionale Nestlè in Italia nel campo del food ha avuto una funzione strategica per tutto il settore, ci auguriamo – conclude Macchiesi- che il Ministero dello Sviluppo Economico, che sta seguendo la vertenza, riesca a convincere la Nestlè che serve maggiore chiarezza sulla strategia futura nel nostro Paese e che almeno le risorse derivanti dalle dismissioni siano reinvestire nel mondo del lavoro italiano e non sacrificate sull’altare di speculazioni finanziarie internazionali. Il 27 settembre al MISE si terrà il secondo incontro per il futuro della Perugina e ci auguriamo di non dover assistere all’ennesimo giochetto degli esuberi non esuberi e che da parte della Nestlè Italia sia presentato un piano industriale serio e credibile, non esiste l’alternativa all’hub internazionale sul cioccolato: la Perugina è la storia del food industriale del nostro paese il suo ridimensionamento sarebbe uno spot negativo per l’intero sistema industriale italiano”.