COMUNICATO STAMPA della lista “Todi per la famiglia” Un’altra accoglienza è possibile

 

Minori in difficoltà, famiglie in crisi, giovani stranieri non accompagnati: un’altra accoglienza è possibile.
In questo le famiglie possono diventare protagoniste e la città di Todi trasformarsi in un laboratorio che segni una rivoluzione nel campo del sostegno e della solidarietà, così come nel modo di ripensare l’imposizione fiscale o la promozione del diritto alla vita.

Va anzitutto fatta una differenza partendo da due termini che possono sembrare simili, ma non lo sono. Ospitare significa infatti fornire «vitto, alloggio e assistenza, con riferimento sia a persone amiche e conoscenti, sia, più raramente, a estranei, in tal caso dietro compenso, o anche gratuitamente» (cit. Enciclopedia Treccani).

Il termine “accoglienza” presuppone invece una predisposizione all’inclusione di qualcuno che non viene più soltanto considerato come un ospite, ma diventa parte integrante di un gruppo o di una comunità.

Qualche numero per inquadrare meglio il tema. L’Umbria è una delle Regioni che – in proporzione alla popolazione residente – conta il maggior numero di minori fuori dalla famiglia di origine: sono 470, ossia 3,4 ogni mille minori residenti. La media nazionale è di 2,9, solo Sicilia (3,7) e Liguria (4,9) fanno registrare numeri più alti (fonte, Tavolo nazionale sull’affidamento famigliare). Todi ricalca il trend regionale: dopo Perugia (66), Terni (56), a pari merito con Assisi (27) è la città con il più alto numero di minori allontanati dalla famiglia di origine (27, ossia 3 under 17 ogni mille coetanei residenti). In media, il 50% di questi bambini e ragazzi vive in comunità o strutture di accoglienza. La situazione a Todi (gli ultimi dati resi disponibili dalla Regione fanno riferimento al 2009) è la seguente: 22 ragazzi vivono in strutture residenziali, 5 dovrebbero essere in affidamento famigliare. Interessante approfondire l’aspetto dei costi. La retta media giornaliera sostenuta per un minore in una struttura di accoglienza è in Umbria pari a 86,92 euro, che a Todi diventano 99,59, con picchi di 107,44 euro a Perugia e 110,08 ad Assisi. Se è vero che la spesa annuale sostenuta per l’inserimento dei minori nei servizi residenziali è stata pari a 120.189,04 euro, è altrettanto vero che alle famiglie è stato riconosciuto un contributo pari a 4.290 euro. Significa che ogni minore in comunità è costato oltre 5.400 euro, mentre per ogni minore in famiglia sono stati spesi 890 euro.

La legge che norma l’istituto dell’affidamento famigliare (numero 184 del 1983) al Titolo 1 bis dice testualmente che «…il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo (…) è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno.Ove non sia possibile l’affidamento nei termini di cui al comma 1, è consentito l’inserimento del minore in una comunità di tipo familiare o, in mancanza, in un istituto di assistenza pubblico o privato, che abbia sede preferibilmente nel luogo più vicino a quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza».

Va dunque rimesso in piedi il servizio di affidamento famigliare, individuando – nel rispetto della legge – le famiglie come soggetto principale a cui fare riferimento. Prevedendo percorsi di formazione e di sostegno che siano adeguati alle esigenze di un percorso tanto complesso ma, oggi più che mai, assolutamente necessario. Questo non solo nell’ottica di una ottimizzazione delle risorse e della creazione di un ambiente che sia più adeguato alle esigenze di un bambino o ragazzo allontanato dal proprio contesto famigliare.

Ma anche nella previsione di dovere fare fronte ad un altro tipo di emergenza: quella dei minori stranieri non accompagnati. Degli oltre 16mila minori non accompagnati sbarcati in Italia nel 2015, più di 12mila erano non accompagnati. Di questi, almeno 6mila hanno fatto perdere le loro tracce.

Trovare una casa che sia “accogliente” per tutti questi bambini e ragazzi significa provare almeno a costruire assieme a loro un futuro di speranza, fornire alle famiglie di origine un tentativo di riscatto ed evitare che l’accoglienza si trasformi in un giro d’affari e che questi ragazzi diventino carne da macello, utile solo a ingrassare fenomeni aberranti come la prostituzione minorile e la tratta degli esseri umani.