“MANCATA REGIA NELL’EMERGENZA, RITARDO DELLE CASETTE, NUOVO MODELLO DI RICOSTRUZIONE, PIANO DI SVILUPPO ECONOMICO, AIUTI PER CHI RESTA” – CONFERENZA STAMPA DI ANDREA LIBERATI E MARIA GRAZIA CARBONARI (M5S)

 

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Mancata regia nell’emergenza con forti
ritardi nella consegna delle casette, pensare ad un nuovo modello per la
ricostruzione coinvolgendo le migliori teste del Paese, predisporre un piano
di rilancio per lo sviluppo economico così da evitare lo spopolamento dei
territori, il ‘reddito per la Valnerina’ con aiuti economici per chi sceglie
di rimanere. Sono queste alcune delle idee presentate oggi dai consiglieri
regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari,
nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Palazzo
Cesaroni e alla quale hanno partecipato anche i parlamentari umbri Tiziana
Ciprini, Filippo Gallinella, Stefano Lucidi, nonché i portavoce
pentastellati di Spoleto, Trevi e Foligno.

Liberati e Carbonari hanno sottolineato come “i grossi ritardi nella
consegna delle casette, dai 5 ai 7 mesi, provocano una fase intermedia che è
quella dei container che comporta doppie spese ma anche una pessima qualità
della vita per chi sarà costretto ad abitarci per anni. Inoltre le casette
non vengono date a tutti, ma solo ai danneggiati di tipo E, ovvero quelli che
hanno l’inagibilità totale. Ma spesso i danneggiati di tipo C e D per la
riqualificazione delle loro case impiegano lo stesso tempo. Il che significa
che si pongono situazioni diverse di alloggio per persone che hanno lo stesso
problema. È un attacco alle condizioni di vita di quelle persone, visto che
i container sono anche più piccoli di quelli del sisma del 1997. E questa
scelta non è stata minimamente condivisa con la popolazione. I gravi ritardi
nella consegna delle casette sono stati determinati tanto dalla burocrazia
regionale, con le urbanizzazioni in ritardo, quanto dal bando Consip che
lascia 7 mesi di tempo per le casette. Senza dimenticare quella cooperativa
ternana che fa da capofila senza alcuna esperienza nell’edilizia”.

“La fase dell’emergenza – hanno spiegato Liberati e Carbonari – è stata
gestita senza una regia. Ancora oggi ci sono le tende sociali, che comportano
numerosi disagi, quando si sarebbero dovute tirare su rapidamente le tende
familiari. Questo non è stato fatto. Addirittura a volte sono mancate i
servizi: penso alla cucina della frazione di Popoli messa in campo dai
cittadini, ai materiali per stabilizzare la base che sono arrivati dopo la
tenda sociale di San Pellegrino, oppure al fatto che per andare ai bagni è
necessario passare per percorsi non riscaldati. Tutto questo si poteva
evitare se si fosse messo in piedi un meccanismo tale da coinvolgere le
migliori imprese artigiane d’Italia, che in pochissimo tempo avrebbero
consegnato le casette. L’approccio all’emergenza è stato sbagliato: alcune
frazioni non sono sistematicamente presidiate e chiunque può accedere alle
zone rosse. Serve presentare risorse per difendere quelle comunità. Ancora
oggi manca il censimento delle persone ospitate nelle tende sociali, né si
sa chi usufruisce dei pasti forniti dalle mense. E questo crea problemi di
sicurezza”.

“Per la fase della ricostruzione – hanno continuato Liberati e Carbonari
– va discusso il modello: non si possono fare gli stessi errori, le stesse
doppie spese ogni 20 anni. Va fatto un discorso con le migliori teste del
Paese sui materiali, sui dispositivi antisismici. Insomma sul modello in
generale che, necessariamente, va affiancato da un progetto strategico di
sviluppo economico sui territori. Altrimenti questo modo di fare è l’inizio
dello spopolamento. Su tutti questi problemi abbiamo presentato 14
interrogazioni, di cui una è addirittura stata dichiarata inammissibile. I
comuni da soli non ce la fanno, ci vorrebbero una Regione ed uno Stato seri.
Non possiamo sempre rincorrere l’emergenza. Altrimenti succede quello che sta
accadendo: gli sfollati che possono fanno da soli. Come sta succedendo alle
aziende zootecniche che hanno stalle non agibili. Noi siamo stati da subito
vicino alle popolazioni colpite dal sisma. E questo dovrebbe fare la
politica: aiutare chi rimane più indietro, agli ultimi. Per questo stiamo
pensando ad una presenza sistematica in quelle zone. E per evitare lo
spopolamento stiamo lavorando ad una forma di aiuto economico, ad un ‘reddito
per la Valnerina’ per quelle persone che invece di andarsene decidono di
restare in quel territorio”.