Riceviamo ripetute segnalazioni di malcontento e preoccupazione di commercianti.
Dato che non vogliamo limitarci alla protesta, ma cerchiamo di essere propositivi, perché se la Città funziona meglio stiamo meglio tutti quanti, proviamo ad affrontare una questione alla volta cominciando da alcune problematiche del settore ortofrutticolo.
1)Un primo elemento è il mercatino del lunedì sul piazzale della Cocchi.
L’idea di partenza era molto buona: dare ai Tuderti la possibilità di acquistare prodotti a Km zero. La cosa avrebbe avuto effetti benefici sia per i consumatori che per le aziende agricole del territorio.
Ma la gestione si è rivelata carente e addirittura sbagliata, e ora necessita di qualche correttivo.
E’ carente perché non si è dato slancio né sviluppo all’idea iniziale, non è stata minimamente curata l’immagine, non c’è stata comunicazione.
Il risultato è un piccolo mercatino senza “anima”, ridotto a poche bancarelle. Si ha l’idea di qualcosa di improvvisato e precario. E questo certo non invoglia né gli utenti né i potenziali nuovi espositori.
Poi si è lasciato fuori il biologico, collocandolo in Piazza, zona voltoni, e creando quindi una sorta di contrapposizione, invece di puntare alla sinergia e alla collaborazione.
Infine, qualcuno ci dovrebbe spiegare come fanno ad essere vendute banane, ananas, agrumi, a Km zero!
Il Comune ha elaborato un disciplinare, ha emanato un bando per assegnare i posti, bisogna che faccia anche i controlli.
Lo spirito del mercatino è quello di favorire l’incontro tra consumatori e produttori locali. Chi non è agricoltore e vuole fare commercio è liberissimo di farlo ma non in questo ambito.
La collaborazione delle Associazioni agricole è fondamentale, si riapra un tavolo e si rilanci l’iniziativa. Si facciano anche iniziative di marketing, per far diventare il mercatino settimanale un appuntamento atteso, e non una semplice offerta a prezzi stracciati. Se diventerà un evento, si valuti anche l’opportunità di spostarlo in Piazza.
2)Una seconda segnalazione riguarda l’apertura di punti vendita che apparentemente sono sciolti dai tanti vincoli che condizionano (e spesso affliggono) gli altri esercenti.
Pare infatti che qualcuno possa vendere mozzarelle senza avere frigoriferi né certificazioni del personale.
Pare che si scarichi la frutta da camion appartenenti a mobilifici (mentre la legge richiede un veicolo specifico per trasporto di alimenti).
Pare che si esponga la merce fuori dal negozio (cosa vietata) in zone soggette a effluvi derivanti dalla vicinanza di stazioni di servizio.
Per non parlare dell’uso arbitrario e incontrollato della strada e dei parcheggi riservati ad altri, che oltre a far somigliare la zona a una casbah, danneggia gli altri esercenti che non hanno tutta questa libertà di manovra.
La libera concorrenza è bella se è leale: tutti devono avere le stesse basi di partenza e le stesse condizioni operative. Sig. Assessore al Commercio, vuole battere un colpo?
Però non deve fare tutto l’Amministrazione, anche noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte.
Che senso ha che i ristoratori si lamentino del fatto che a Todi sono più i negozi chiusi di quelli aperti, e poi alcuni di loro sono i primi a riempire le sporte della spesa con i prodotti a basso prezzo di questi soggetti svincolati dalle regole?
Non diciamo di fare protezionismo, ma spesa consapevole.
Se ci vendiamo l’anima al diavolo per 0,99 cent. poi non abbiamo diritto di lamentarci.