Riceviamo da Roberto De Vivo un intervento sull’attualità della filosofia nel mondo contemporaneo

 

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Quando si scrive di amore, non si può fare a meno di citare una delle opere più straordinarie e potenti che gli uomini della terra abbiano mai scritto: “Il Simposio” di Platone. In quest’opera Platone fa parlare Socrate, essendo essa scritta nella forma del dialogo, il quale è subito colpito da un attacco di “ATOPIA”. Sembrerebbe una parola fuori dal comune, senza alcun significato. Atopia è una parola di origine greca (ἀτοπία) e significa letteralmente “nessun luogo”. E’ una metafora attraverso la quale Platone vuole farci comprendere che per argomentare di “cose d’amore” bisogna dislocarsi, partire da questa realtà. Amore, infatti, secondo il Filosofo greco non è terreno, umano. Eros è un semidio, cioè un intermediario tra il mondo degli uomini e quello degli dei. Le due realtà, infatti, sono totalmente opposte. La realtà terrestre è costruita intorno alle regole della logica e della razionalità. Gli uomini vivono tra loro rispettando i principi della ragione. Principi immutabili e universali, grazie ai quali ogni singolo essere umano può vivere in armonia con l’altro. Principio cardine della razionalità è quello d’”identità e di non contraddizione”. Tale principio afferma che una cosa specifica, cioè in un tempo e spazio determinato, non può essere diversa da ciò che è. Un cellulare non può non essere tale, salvo che non si modifichi nel tempo e nello spazio. L’uomo, attraverso l’immutabilità della ragione, riesce a vivere all’interno di gruppi/comunità e a costruire un progetto di vita. La realtà umana è formalmente costruita e ordinata da principi razionali e logici immutabili, strutturalmente rigidi. Il mondo degli dei non funziona così! La logica smette di esistere, giacché è la follia a dominare. Gli dei, per loro stessa natura, sono al di fuori del tempo e dello spazio e, in virtù di questo, non rispettano il principio d’identità e di non contraddizione che ha bisogno, per definirsi tale, delle categorie spazio-temporali. Un dio può essere allo stesso momento un animale e un elemento naturale. Può viaggiare nel tempo, in quanto vive al di fuori di esso. E’ il mondo della follia, della non-ragione, dove tutto può essere il contrario di tutto. E’ questo il mondo degli dei. Ogni volta che, in molte storie antiche, è evocato il Dio Dioniso (dio dell’ebrezza) la comunità viene sconvolta, le madri diventano figlie dei loro figli, gli anziani si trasformano in bambini. L’ordine cessa di esistere. Il disordine prevale e il caos comincia a contaminare le regole della ragione. Ora, il mondo degli dei non è nient’altro che un antecedente del mondo degli uomini. La follia è quindi antecedente alla ragione e come tale è strutturata e radicata in ogni essere umano. E’ possibile rendersi conto di questo nei sogni, dove si vive al di fuori delle categorie spazio-temporali. Ci si potrebbe trovare nell’antica Roma e contemporaneamente a casa propria. L’ordine e la forma perdono il loro potere. Ma tutto questo cosa centra con amore? Amore, afferma Platone nel simposio, è mediatore tra la nostra parte folle e la ragione. Eros contamina, attraverso la follia, la nostra razionalità, riuscendo così a modificare quell’ordine e quella forma che nel tempo ogni singolo uomo si è faticosamente costruito. E’ per questo motivo che amore ci cambia, ci modifica, ci trasforma in ciò che non ci aspettavamo mai di essere/diventare. Ogni volta che ci s’innamora, emerge, attraverso la persona che si ama, parte della nostra follia, che altrimenti continuerebbe a vivere nascosta, nelle profondità del nostro essere. Concludendo, amore è quella forza che riesce a far comprendere a ognuno di noi chi siamo realmente. Innamoriamoci dunque e lasciamoci andare alla potenza di questa forza, perché nel farlo, comprendiamo sempre di più la struttura del nostro essere più profondo.