Banda di donne rom circuiva anziani e li truffava

 

Un fermo immagine tratto da un video della polizia mostra un momento dell'operazione contro una banda di donne che circuiva anziani a Piacenza, 20 luglio 2016. ANSA/POLIZIA EDITORIAL USE ONLY

Un fermo immagine tratto da un video della polizia mostra un momento dell’operazione contro una banda di donne che circuiva anziani a Piacenza, 20 luglio 2016.
ANSA/POLIZIA EDITORIAL USE ONLY

La polizia di Piacenza ha eseguito  l’arresto di alcune donne appartenenti a famiglie di ex nomadi stabilizzatisi da tempo in Emilia Romagna, di idioma sinti, accusati a vario titolo di far parte di un’associazione per delinquere dedita ai reati di circonvenzione e truffa nei riguardi degli anziani o di persone incapaci d’intendere e volere. Le indagini della Squadra Mobile sono partite da quella su una presunta circonvenzione nei confronti di un anziano. E’ poi proseguita facendo luce su altri casi simili con altri tre pensionati piacentini, vittime di una vera e propria associazione per delinquere composta da otto persone.

Le caratteristiche delle parti offese erano molto simili: persone per bene, sposati o vedovi, pensionati e, in conseguenza dell’età avanzata, sofferenti di un profondo senso di solitudine. In questo contesto, l’associazione criminale composta da donne e da loro parenti, tutti sinti, si è mossa con furbizia e non comune spietatezza, si legge nella ricostruzione su  Askanews. Nel corso dell’attività d’intercettazione è emerso in particolare che le donne conquistavano le vittime con il loro comportamento ammaliante e premuroso definendoli poi nelle telefonate come “gagi” da sfruttare (in idioma sinti significa “straniero”) o ancor peggio come “bastardi”. «Altre volte, quando le vittime si dimostravano meno collaborative, aggiravano l’ostacolo spacciandosi per avvocatesse o impiegate di banca desiderose di aiutarli ma sempre dietro compenso economico, con ciò truffandoli senza alcuno scrupolo. In un lasso di tempo ristretto, le vittime si sono ritrovate con conti in banca prosciugati (dalle 20 alle 80 mila euro per ognuno) e con profondi sensi colpa, nonché con la vergogna nel dover nascondere la verità ad amici e parenti.