NESTLÉ: Investimenti in Italia per oltre 200 milioni in tre anni. Rimaniamo l’industria alimentare con il maggior numero di impianti di produzione diretti, altro che penalizzazione delle produzioni italiane

Contrariamente a quanto riportato dal comunicato sindacale del 2 ottobre nell’annunciare lo sciopero di domani, Nestlé – da più di 100 anni in Italia – conferma il suo ruolo di key player del settore agroalimentare in Italia. Lo attesta l’importante piano di investimenti varato per il triennio 2016-2018 che supera i 200 milioni di euro per lo sviluppo industriale e commerciale dei marchi chiave del Gruppo in Italia.

 Un piano che sta andando avanti puntualmente, dal rinnovamento degli stabilimenti Buitoni di Benevento e Perugina a San Sisto alle strategie commerciali per lo sviluppo dei business: numeri e dati che nei fatti smentiscono l’affermazione di chi sostiene che stiamo smantellando l’assetto industriale italiano.

 Nel settore Nestlé è il Gruppo che in Italia conta il maggior numero di stabilimenti produttivi: 11, dislocati in tutto il territorio nazionale, che danno lavoro a migliaia di persone, senza contare l’indotto. A tal proposito, non sappiamo da quale fonte il segretario nazionale Cgil Flai abbia tratto il fantasioso numero di 800 addetti a rischio nel Gruppo Nestlé.

 Non si può poi sorvolare il punto che tutti i piani di sviluppo e trasformazione in atto, compreso il conseguente necessario ridisegno organizzativo, sono stati condivisi e sottoscritti con le parti sociali: in particolare il piano Perugina, il piano Benevento e la riorganizzazione dei servizi presso la sede di Nestlé Assago sono stati oggetto di un accordo sottoscritto con il Ministero del Lavoro e le organizzazioni sindacali il 17 gennaio 2017, finalizzato alla sostenibilità del business nel lungo periodo, puntando sull’efficienza come motore necessario della crescita.

 É proprio di accelerare la “crescita”, non già di triplicare la “redditività del risultato finanziario” – come interpreta erroneamente il comunicato sindacale – che ha parlato Mark Schneider durante l’Annual Investor Seminar del 26 settembre a Londra. La redditività infatti, prevede una crescita dal 16% al 17,5/18,5% entro il 2020. L’ambizioso obiettivo per il Gruppo è quello di accelerare significativamente la crescita organica rispetto all’attuale +3,2%, attraverso investimenti sui volumi degli stabilimenti e il recupero di efficienza come stiamo facendo in Italia.

 In questa chiave, se il progetto per Buitoni prevede circa 150 posti di lavoro aggiuntivi entro il 2020, il piano per lo sviluppo sostenibile di Perugina affronta responsabilmente e per tempo la situazione preesistente degli esuberi, per i quali, dal 2014, è stata attivata la CIGS che non sarà più rinnovabile da giugno 2018. Il piano, di cui i sindacati sono a conoscenza avendolo firmato presso il Ministero del Lavoro, contiene il preciso impegno a  ricollocare almeno il 70% degli esuberi presso aziende terze o presso altre Unità del Gruppo Nestlé in Italia.

A regime lo stabilimento Perugina darà lavoro a oltre 600 persone confermandosi fra i maggiori player del mercato del cioccolato in Italia per numero di occupati e la fabbrica Nestlé con il maggior numero di addetti nel nostro Paese.

Diverso il caso di Froneri. Il business dei gelati infatti non è più nella diretta responsabilità di Nestlé Italiana da ottobre 2016, quando è nata Froneri Italy srl. A partire da quella data Froneri Italy è autonoma nelle decisioni aziendali e nel perseguire la sostenibilità del suo business. Come pure nelle relazioni sindacali. Tutto questo è ben noto agli stessi sindacati che hanno sottoscritto l’accordo relativo alla cessione e che oggi ne sono gli interlocutori di riferimento a livello nazionale.

Infine, desideriamo precisare che nessun “fondo aggressivo” ha preso il controllo di Nestlé: Third Point ha una quota del 1,25%, una quota di rilievo per un Gruppo ad azionariato diffuso come il nostro, ma che è oggettivamente impossibile definire “di controllo”.

 

Nestlé ha da sempre gestito le relazioni industriali con attenzione, rispetto e senso di collaborazione. Ogni scelta di business accompagnata da un adeguamento dell’organizzazione è stata e sarà condotta nel rispetto delle consultazioni. Ma è necessario che ci sia chiarezza e buona informazione da entrambe le parti. Non capiamo ad esempio dove i sindacati abbiano letto che il Comitato Aziendale Europeo sia stato annullato: l’incontro si terrà regolarmente il 28 novembre e qui le linee guida strategiche del Gruppo saranno illustrate anche ai sindacati, con la consueta trasparenza.

Rinnoviamo pertanto l’auspicio che, nella dialettica sindacale, si possa presto tornare ad una collaborazione concreta che metta al centro gli interessi reali delle persone.