TODI, NUMERI IMPIETOSI. SERVE UN CAMBIO DI ROTTA

 

“..Mancano politiche di attrazione e rilancio delle  zone industriali, e si lavora per creare opportunità e sinergie con la  piccola media impresa. Si insegue il mito delle grandi mete turistiche, con numeri che, anche quando in crescita, sono oggettivamente ininfluenti….”

 

Todi, una città che cresce. No, purtroppo, i numeri dicono il contrario. Un resoconto, pubblicato in questi giorni evidenzia come il rapporto fra nascite e decessi,  nel nostro Comune, sia di uno a tre, ponendoci fra i territori con un saldo naturale negativo fra i più in alti dell’Umbria. Un triste primato che, in un trend negativo che interessa l’intero Paese, ci pone al di sotto della media in tema di denatalità. È evidente che le azioni amministrative di sostegno alla famiglia, adottate in questi anni,  che avrebbero dovuto invertire o almeno tamponare la tendenza, non stanno dando i loro frutti. A ciò si aggiunga un costante spopolamento del territorio tuderte, che continua a perdere residenti e che rischia di avvicinarci, inesorabilmente, alla soglia dei Comuni sotto i 15 mila abitanti. Abbiamo condiviso ( non senza stupore )  le preoccupazioni evidenziate dal Sindaco in un’intervista ad un noto network nazionale, in cui esprimeva preoccupazione per il futuro delle attività commerciali, artigianali e imprenditoriali del nostro territorio, soprattutto a fronte della forte contrazione economica post Covid. Dichiarazioni, tra l’altro, che contrastano con l’ottimismo mostrato alla città e al Consiglio comunale nel corso di questi mesi.
Pur considerando che i fattori di questa profonda crisi siano di carattere strutturale e che siano stati amplificati dal Covid, riteniamo anche che le strategie di crescita economica,  sin qui adottate, non abbiano in alcun modo arginato la situazione.
Da anni sosteniamo che Todi soffra di un problema legato alla mancanza di lavoro e di occupazione. Siamo convinti che questa sia la causa principale dell’impoverimento demografico ( ben antecedente alla pandemia) e che non si stia facendo nulla di concreto per uscire da questo cono d’ombra.
Si continua a gestire la città con un piglio assistenzialista, favorendo iniziative ed eventi che, retti da contributi pubblici sostanziosi,  non creano ricchezza e canalizzano le poche risorse libere di cui dispone il Comune in un unica direzione. Non si pensano politiche di sviluppo e sostegno a settori nevralgici come quello dell’agricoltura, dell’artigianato, del terziario. Mancano politiche di attrazione e rilancio delle  zone industriali, e si lavora per creare opportunità e sinergie con la  piccola media impresa. Si insegue il mito delle grandi mete turistiche, con numeri che, anche quando in crescita, sono oggettivamente ininfluenti. Contestualmente non si lavora sulle infrastrutture, sui parcheggi, sulla soluzione a problemi atavici come quello dell’impianto di risalita ( fermo da venti giorni!).
Non si investe in maniera importante  sull’ambiente, oggi vero attrattore naturale e patrimonio di civiltà.
Inoltre, in questo momento, si ripropongono eventi e manifestazioni già ampiamente in crisi,  non considerando la scarsa capacità di richiamo che esse potranno avere, a causa della pandemia.
Abbiamo spesso suggerito strade diverse, per valorizzare le capacità naturali  e le potenzialità del nostro territorio, che sono state sistematicamente ignorate, nonostante non ci pensi riconoscere che in questi anni siamo state fatte anche cose positive.
Si possono fare proclami ed annunci, si può avere anche consenso, in virtù di dinamiche che, purtroppo, premiano più i partiti e le posizioni politiche, che i risultati. I risultati ed in numeri, però, dipingono una realtà in profonda crisi e nasconderlo non può che acuire i problemi.
Todi Civica