Intervista in esclusiva con Manuel Valentini,gia Assessore nella Giunta di Carlo Rossini ed ora Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale.

 

Da tempo pensavamo di intervistare uno dei personaggi della precedente amministrazione ed in particolare Manuel Valentini per comprendere le motivazioni e l’analisi da parte di un uomo del Partito Democratico sui perchè della sconfitta elettorale del 26 giugno di quest’anno.Un “renziano”,un giovane che non viene tout court dall’apparato,un amministratore che spesso non si è trovato in accordo con lo stesso Carlo Rossini.Ora lui e Andrea Vannini sono le entità indubbiamente su cui può contare il PD per una svolta generazionale lontana dai vecchi schematismi.Vediamoli all’opera,sperando che i condizionamenti interni ed esterni non li appiattiscano su un grigio burocraticismo (stravos

 

Lei ogni volta che è stato candidato è risultato sempre tra i più votati. Nell’ultima tornata elettorale ha ottenuto un numero di consensi fuori misura. In questa legislatura, oltre ad essere Consigliere Comunale è stato nominato anche Capogruppo. Come intende svolgere questo importante ruolo.

“Per prima cosa ringrazio il mio Partito che ha voluto nominarmi Capogruppo. Intendo svolgere il ruolo con massimo impegno, abnegazione e spirito di servizio. È fondamentale collaborare e rapportarsi con le forze politiche di minoranza che siedono in Consiglio Comunale insieme a noi. Il Partito Democratico, avendo ottenuto il maggior numero di consensi, è il maggior partito, sia in città ma anche il più grande che siede nei banchi dell’opposizione. Per questo motivo è suo il compito di fare da collante fra tutte le forze d’ opposizione che credono nei valori di centrosinistra, anche quelle che si trovano fuori dalla compagine del Consiglio Comunale. Con loro cercherò di avere continui contatti, strutturando istanze condivise e collaborando alla creazione di progetti alternativi a quello della destra.”

Oggi il Partito Democratico tuderte si trova, dopo la prima Giunta Ruggiano, di nuovo all’opposizione. Quali le cause a suo giudizio della disfatta di giugno?

I motivi di una sconfitta sono sempre molteplici. Sicuramente sul risultato di giugno a Todi hanno influito anche condizioni più generali che la politica italiana ad ogni livello deve assolutamente valutare, come ad esempio il forte astensionismo e il disamore per la cosa pubblica. Questioni e sentimenti che magari non sono scaturiti da situazioni locali specifiche del nostro Comune, ma che hanno fortemente influito sulla consultazione elettorale. A giugno a Todi con ben 6 canditati sindaci, quasi 200 candidati consiglieri (cosa mai avvenuta prima) si sarebbe dovuta registrare una grande mobilitazione dei cittadini per il voto; invece al primo turno ha votato meno del 68% degli aventi diritto e al secondo meno del 58%. Chi governa oggi, lo fa con meno del 29% della città che l’ha sostenuto. Voi parlate di disfatta, è vero abbiamo perso, ma perso per soli 26 voti, che se anche ai fini del risultato amministrativo questo “particolare” poco cambia, però è un dato politico da non sottovalutare. Sono e rimango convinto che l’Amministrazione di Centro Sinistra, che ha governato Todi dal 2012 al 2017, ha ottenuto grandi risultati. Sbagli??? Sicuramente. La poca condivisione e non aver saputo trasmettere ai cittadini il grande lavoro fatto, sono tra i primi. Altro sbaglio non aver comunicato a sufficienza la situazione ereditata, appena insediati nel 2012, dopo la prima giunta Ruggiano.  Il contesto all’epoca era fortemente compromesso in tutti i settori, dal bilancio alla gestione della struttura comunale e degli uffici, ad un totale isolamento in cui si evitavano collaborazioni con Enti sovracomunali, Comuni limitrofi ed Istituzioni. I lavori pubblici erano inesistenti e quei pochi fatti si trovavano in una condizione di completo stallo…. Tutto diverso quello che hanno trovato gli attuali Amministratori!!!! Il bilancio sano con fondi a disposizione, una struttura comunale riorganizzata, molti progetti per la città in fase di compimento e altri a buon punto con finanziamenti già approvati.. come per le scuole, per i centri frazionali, per il decoro urbano, per la cultura, per i cimiteri, ecc.. ecc…”. .

 

Lei ed altri dirigenti PD siete stati in un primo momento critici nel candidare nuovamente Carlo Rossini, ma poi avete ceduto. Ragion di stato, retromarcia tattica o successiva convinzione che poi il Sindaco uscente avesse amministratore bene?

“Per quanto mi riguarda posso garantire che in cinque anni di amministrazione non mi sono mai fatto remora, negli organismi preposti, di sottolineare le criticità che secondo me andavano risolte. Tra queste criticità sicuramente il fatto che dal 2012 al 2017 lo scenario politico era completamente cambiato, quindi il Progetto e la Campagna Elettorale per il 2017 doveva nascere e presentarsi alla città con presupposti diversi da quella del 2012. Il chiedere le primarie, secondo me, non significava mettere in discussione il Sindaco uscente. Le Primarie sarebbero servite, prima di tutto, a definire la coalizione, a creare entusiasmo nella nostra gente e nei nostri sostenitori. Era un modo per parlare del Programma e degli obbiettivi raggiunti, visto che in quel momento stavamo governando la città. Le Primarie sembravano essere un ottimo primo strumento per iniziare a raccontare come volevamo proseguire il nostro Progetto su Todi. Chissà, se avessimo fatto le primarie, forse quelle 26 persone potevamo coinvolgerle, ma col senno di poi…”

 

L’esperienza maturata nei cinque anni in cui ha ricoperto il ruolo di assessore cosa le insegna per il suo futuro politico?

“Aver fatto l’Assessore 5 anni mi ha insegnato tanto, come aver fatto il coordinatore politico per i 5 anni precedenti. Per amministrare, a prescindere dal ruolo di Sindaco o Assessore, l’esperienza e lo studio sono fondamentali, ma anche l’impegno, la passione, l’umiltà di ascoltare la città. Sottolineo umiltà, perché ho sempre creduto che chi amministra lo fa per il bene della propria comunità, con e per i cittadini e deve essere assolutamente questo il motore che muove chiunque voglia interessarsi della cosa pubblica. Toccare con mano le necessità ed i problemi di una Comunità ti costringe a non guardare mai più le situazioni con superficialità, ti porta a cercare di anticipare ogni effetto che una qualsiasi decisione potrebbe provocare, avere sempre chiaro in testa un risultato finale al quale arrivare ma essere flessibile a cambiare strada per raggiungere l’obbiettivo in base ai cambiamenti che la realtà presenta quotidianamente. Per quanto mi riguarda l’esperienza maturata come Assessore sarà sempre a disposizione  per il bene della mia Comunità.”

 

Pochi giorni or sono abbiamo pubblicato dati preoccupanti sul calo dell’occupazione nel nostro territorio e sull’elevata emigrazione ogni anno da Todi di giovani tra i 25 e i 40 anni. Notevole lo stupore, e lo sottolineiamo, per il fatto che nessuna forza politica abbia abbozzato un commento sul problema, anticipando magari il progetto di una seria analisi per arginare il fenomeno.

“Il lavoro dovrebbe essere il primo punto in agenda di ogni partito politico. Il PD, di cui sono un’esponente, è un partito riformista e di centrosinistra e la sinistra non può e non deve inseguire la destra, la sinistra deve fare la sinistra, soprattutto quando si parla di lavoro e del sociale! Il mondo dei giovani non è costituito solo da ragazzi in carriera con tablet e iphone in mano. Bisogna dare risposte a chi ha fatto esperienze lavorative e percorsi di studio di tutto rispetto ma che non riesce a trovare un impiego. Il Pd deve farsi carico di questa precarietà lavorativa che poi di riflesso diventa una precarietà sociale e di vita. I dati sono sempre più preoccupanti ed allarmanti e il fatto che la nostra città non sia un’isola felice rispetto al contesto nazionale per quanto riguarda l’occupazione giovanile, non può e non ci deve lasciare indifferenti. Noi dall’opposizione cercheremo di essere promotori e protagonisti nel cercare il rilancio economico della nostra piccola grande realtà. Dall’esperienza maturata in questi anni possiamo dire che questo, come tanti altri processi, deve essere affrontato non da soli, ma in sinergia con il Governo, la Regione ed altri Enti.”

 

Lei appartiene all’ala “renziana” del PD. Ma tutti i vecchi dirigenti, anche tuderti ovviamente, sono da rottamare?

“Come qualcuno  dice sono un renziano della prima ora, però mai ho pensato che la soluzione dei problemi del Pd sia rottamare i vecchi dirigenti. Le rispondo come ho sempre risposto a chi mi poneva questo quesito: non ho mai fatto una disquisizione sull’età anagrafica dei dirigenti di partito, a me interessa una Politica rinnovata, che è una cosa diversa dal giovanilismo fine a se stesso, anzi, non c’entra proprio nulla!! Non bisogna assolutamente confondere il Rinnovamento con il giovanilismo tout court!! Posso dire infatti che ho visto giovani fare la più bieca politica e invece politici di lungo corso avere dei progetti e delle idee fulgidissime! Non ho avuto mai problemi a spendermi e schierarmi per idee e progetti in cui ho creduto, anche quando ero il solo o quando venivano proposte da persone del mio partito che solitamente non la pensano come me. Credo che un partito, prima di tutto, sia una Comunità di persone che camminano verso gli stessi obbiettivi. Il gioco delle “correnti” di cui troppe volte il Pd è stato vittima, credo che abbia diviso più che unito, indebolito più che fortificato. Il Partito Democratico deve essere un “luogo” dove tutti devono poter dialogare con tutti, senza preconcetti o ostili pregiudizi. Nel prossimo futuro vorrei vedere il Pd impegnato ad essere promotore e fulcro di una grande coalizione di Centro Sinistra, che metta come primo punto in agenda l’abbattimento delle disuguaglianze sociali che in questo lungo periodo di crisi sono sempre più frequenti e profonde.”