Comunicato stampa della Diocesi Orvieto-Todi. La versione della Curia in merito alle vicende Vignola e Cinema Jacopone

 

  • Trenta anni fa, in tutta Italia, la Santa Sede ha proceduto ad unificare diverse diocesi, la maggior parte delle quali, dagli anni immediatamente seguenti il Concilio Vaticano II, erano già unite in “persona Episcopi”, cioè attraverso l’unico Vescovo. Orvieto e Todi divennero in questo momento una sola diocesi, quella di Orvieto-Todi. Ancora recentemente è in atto all’interno delle Conferenze Episcopali Regionali Italiane un discernimento in vista di ulteriori modifiche e accorpamenti.
  • La Chiesa poi, e le Diocesi che ne sono la struttura basilare, trovano motivo di essere nel mandato del loro Maestro Gesù: «andate, fate mie discepole tutte le nazioni, battezzandole …» L’evangelizzazione e la santificazione del popolo cristiano attraverso la catechesi, i sacramenti e la carità, sono quindi la missione essenziale della chiesa; certo il Vangelo annunciato e vissuto ha nei secoli dato vita a realtà caritative, formative, culturali, che nel tempo, mutando la società, non devono diventare di ostacolo alla missione stessa della Chiesa.
  • In una Diocesi tutti i luoghi, città, paesi, comuni o frazioni, sono parte della Diocesi e hanno la stessa dignità, anche se poi è normale e necessario che la Diocesi debba avere sede in un preciso luogo. Non sembra che, in questo spirito, un luogo abbia privilegi rispetto ad altri. Se privilegi ci sono, nel nostro caso risultano esserci in Todi e il suo territorio: a parte la sede del Vescovo, qui sta la sede principale della Caritas Diocesana, gli Uffici di pastorale giovanile e vocazionale, l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, il Vicario generale e tre vicari Episcopali su quattro.

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Per questo non sembra corretta la posizione di chi, ad ogni problema che sorge

ripropone il tema di Orvieto contro Todi, Todi contro Orvieto, l’umiliazione ora di

una parte, ora dell’altra.

  • Circa due anni fa, sulla rivista Città Viva, diretta dal prof. Retti, comparvero due articoli in cui ci si chiedeva come mai le risorse economiche della zona di Todi, prendessero la direzione di Orvieto. Il Direttore stesso, avallando ulteriormente tale
  • considerazione, sollecitava dalla pagine della rivista una risposta da parte della Diocesi. Non ci fu una risposta ufficiale ma al prof. Retti fu fatto sapere che qualora si fosse dovuto rispondere a tali interrogativi, sarebbe stato necessario tirare in ballo prima di tutto lui stesso e i suoi soci, visto che le uniche entrate della diocesi nel settore di Todi sono costituite dagli affitti dei beni del Seminario Vescovile e che tra questi i beni più cospicui sono il Palazzo del Vignola e il Cinema Jacopone, per i quali la Diocesi non solo non riscuote i canoni di affitto, ma è costretta da anni a pagare tasse su affitti non percepiti. Fra l’altro, con il passare del tempo, le cifre dovute alla Chiesa a titolo di canoni locativi aumentavano notevolmente, in quanto i pagamenti non venivano onorati con regolarità. Tali mancate elargizioni, hanno inciso negativamente sulle attività della Chiesa nel perseguimento della sua missione. Infatti, non potendo far conto sulla disponibilità di quanto concordato, vi è stata la necessità di attingere su risorse che avrebbero potuto essere tranquillamente impiegate per la carità e per la pastorale. Tuttavia tale sacrificio, aveva lo scopo di far proseguire le attività cinematografiche ed espositive, che altrimenti non avrebbero più avuto un luogo di riferimento, con discapito di tutta la comunità tuderte.

 

 

PALAZZO DEL VIGNOLA

  • Il primo gennaio 2011 mons. Giovanni Scanavino per il Seminario Vescovile di Todi e il Prof. Francesco Tofanetti per la Marte Associazione onlus, firmavano un contratto di locazione per il quale il Seminario concedeva alla Marte associazione onlus il palazzo del Vignola. La somma annuale di 24.000 euro del canone di locazione, decisamente modesta per una struttura espositiva di circa 3.000 metri quadrati, scaturiva dalla consapevolezza del denaro pubblico investito nella struttura dopo l’incendio del 1982 e dalla volontà della Diocesi di contribuire alla vita culturale della città.
  • Nel contratto si stabiliva testualmente che «Il tutto come a piena e diretta conoscenza della società Conduttrice, in buone condizioni di manutenzione e idonea al dichiarato uso di cui appresso». Si dichiarava inoltre che tutti i completamenti, arredi o finiture, come tutte le spese per rendere il palazzo conforme alla normative di sicurezza vigenti, erano a totale carico del Conduttore. Rimanevano a carico del Locatore le sole spese relative alla manutenzione straordinaria degli immobili e degli impianti.
  • Il conduttore si impegnava a stipulare con una Compagnia assicurativa gradita al Locatore una polizza a favore del locatore stesso per danni da incendio, scoppio, fulmini, etc per un massimale di € 500.000,00.
  • Si concludeva affermando che il contratto veniva stipulato in deroga alle vigenti normative (vedasi durata) e che era vietata ogni sublocazione. Le spese di registrazione annuali del contratto dovevano essere sostenute in parti uguali fra locatore e conduttore.
  • Il palazzo del Vignola, dal momento della locazione, rimane poco utilizzato. Nel Dossier pubblicato dal Gestore il 20 luglio 2017  vengono riportate le attività  ivi svolte. Fatta eccezione di una mostra nel 2011, le restanti iniziative risultavano essere di inferiore rilevanza, quali concerti, saggi scolastici, proiezioni cinematografiche, che senza nulla togliere alla loro qualità e all’importanza, non necessitano di certo di un palazzo di tale grandezza e prestigio; sarebbe stato forse più logico scegliere dei locali più piccoli ed adeguati alle iniziative.

 

3   Nel dicembre del 2013 scade il contratto di affitto e la proprietà richiede indietro il palazzo, sia in considerazione       del debito accumulato dal Conduttore, sia per cercare una maggior valorizzazione dell’immobile. Il Conduttore si       oppone, asserendo la vessatorietà del contratto di locazione stipulato per soli tre anni e accettando solo una        collaborazione con ulteriori partners. La richiesta non viene accolta e il Seminario Vescovile, per evitare dissidi e   cause, lascia ancora la gestione del Vignola alla Marte Onlus.

  • Nei seguenti tre anni la situazione economica peggiora, anche a motivo della pressoché  totale inutilizzazione del palazzo del Vignola. Le rate mensili del canone continuano a non essere pagate fino a quando la Marte Onlus non introduce nella società il dott. Stefano Todini, il quale provvede al pagamento di alcune rate. Permane una situazione debitoria grave nei confronti della proprietà e nei confronti del Comune di Todi che vanta oltre 30.000 euro di TARI non pagata. Gli stessi impianti di sicurezza non vengono più sottoposti alle necessarie revisioni per mancanza di fondi.
  • Intanto nel Palazzo del Vignola si intraprendono iniziative per le quali intervengono anche i controlli dell’Arma dei Carabinieri: il bar per uso interno, privo di adeguate licenze, viene utilizzato per attività anche esterne; il piazzale interno del Vignola viene concesso in uso a dei privati quale parcheggio, senza che il proprietario ne venga informato; la Marte Onlus stipula in maniera abusiva dei contratti di locazione  per far istallare sul tetto del palazzo del Vignola ripetitori telefonici di due compagnie e riscuotendone i canoni di affitto. Di quest’ultime sub-locazioni l’Ente Seminario, proprietario del palazzo, era completamente all’oscuro.
  • Il 27 giugno del 2017 si giunge alla transazione per la quale viene concluso il rapporto tra il Seminario e la Marte Onlus per la gestione del Palazzo del Vignola. Per il conteggio dei debiti si prendono in considerazione solo gli ultimi cinque anni. Si valutano in 100.000 euro i debiti della Marte Onlus nei confronti del Seminario mentre ammonta ad una cifra superiore a 30.000 euro quanto dovuto al Comune di Todi. La Marte Onlus accampa a suo favore i lavori eseguiti nel palazzo e periziati dall’arch. Moriconi in 65.000 euro. Di tali lavori la Marte Onlus, nonostante le ripetute sollecitazioni, mai ha presentato alcuna fattura, né per quanto riguarda l’acquisto dei materiale, tantomeno per il pagamento dei lavori svolti.
  • Senza negare i lavori che possono essere stati effettuati, non è dato comprendere se questi possano rientrare nella Manutenzione straordinaria a carico del proprietario o Ordinaria, a carico del Gestore. Come del resto risulta ben evidenziato nel contratto stesso.
  • Nella conferenza del 20 luglio 2017 il prof. Tofanetti parlava di un palazzo in stato di rovina, necessitante della totale immediata tinteggiatura, come anche della  revisione degli impianti ed altri lavori di vario genere, mentre nel contratto veniva preso atto del buono stato di manutenzione e della sua idoneità all’utilizzo per cui era stato concesso. Qualora, come crediamo, questi lavori sono stati realizzati, erano tutti a carico del Gestore e in questi anni la proprietà mai ha autorizzato lavori di straordinaria manutenzione.
  • Detto questo, al momento della riconsegna, il Seminario ha accettato di riconoscere un credito di soli 35.000 euro alla Marte Onlus, invece degli oltre 100.000 reali, rinunciando a tutto
  • SEDE DELL’EX RADIO AUT

 

  •  Alla Cooperativa Incontro a.r.l., rappresentata dal Prof. Francesco Tofanetti, il Seminario Vescovile di Todi, con contratto stipulato il 1° ottobre 1998, ha concesso in locazione degli spazi destinati alla sede di Radio Aut.  Il prezzo della locazione era fissato in €. 4.800 annui.
  • Senza considerare che Radio Aut ha chiuso da anni, negli ultimi cinque anni (non sappiamo dei precedenti) mai è stato pagato il canone di locazione.
  • Dopo la chiusura della Radio l’utilizzo dei locali è stato il più disparato, da ultimo erano in parte utilizzati per farvi dimorare una colonia felina, che ha comportato alcune difficoltà anche di tipo sanitario. Per tutto ciò l’Ente proprietario non ha mai concesso nessuna autorizzazione.
  • Il 27 giugno 2017, al momento della stipula della Transazione per la riconsegna dei locali (ad oggi non ancora avvenuta) rimanevano da pagare per i canoni arretrati dal gennaio 2012, la somma di €. 26.000,00, somma sulla quale la Diocesi ha regolarmente pagato le tasse. Ovviamente se si considerano le somme non conteggiate negli anni, il mancato incasso del canone e le tasse che è stato necessario pagare per cifre non riscosse, la reale perdita del Seminario è nettamente superiore di quanto è stato considerato.
  • Anche a questa somma il Seminario Vescovile ha rinunciato totalmente al fine di poter chiudere quanto primo ogni rapporto con la gestione, oltre a dover riacquisire i locali al fine di riconferire la loro perduta dignità ed evitare responsabilità sanitare nei confronti del vicinato e dello stesso Centro Storico.

 

CINEMA JACOPONE

 

  • A partire dal 1983 il Seminario Vescovile stipula un contratto con la soc. CO.M.A.T a cui subentra poi la Soc. cooperativa Jacopone, rappresentata dal Presidente del Consiglio di Amministrazione prof. Manfredo Retti, attraverso il quale concede in affitto l’Azienda commerciale denominata “Cinema Jacopone”.  Da allora, puntuali alle varie scadenze, si susseguono regolari contratti di rinnovo, prima a firma del Vescovo mons. Grandoni, poi di Mons. Scanavino nel 2004. Tutti i contratti fissano una quota di affitto annuale da corrispondere da parte dell’affittuario, senza mai parlare di concessioni gratuite. Qualora il Seminario avesse voluto concedere gratuitamente il cinema Jacopone a chicchessia, mai avrebbe stipulato un contratto di affitto ma piuttosto un comodato gratuito, così da non dover pagare tasse su emolumenti non riscossi.
  • Già a partire dal contratto del 1992, corretto subito dopo nel 1993, si dà atto alla soc, Jacopone di aver provveduto a migliorare la qualità delle attrezzature tecniche, a sostituire le sedie in legno con poltroncine, tendaggi e panni fonoassorbenti conformi alle leggi e alle norme di sicurezza; ad eseguire tutte le opere prescritte dalla commissione provinciale di vigilanza. Stessa formula, identica, si ritrova nel contratto del 1998 e poi in quello del 2004.  Sembrerebbe che da circa 20 anni si continui a parlare sempre degli stessi lavori, che essendo per lo più di Ordinaria amministrazione competono al conduttore.
  • Nel Dossier presentato dal gestore del Cinema il 20 luglio 2017, oltre all’elenco dei lavori eseguiti, si mensiona la sospensione del pagamento permesso già quindici anni prima da mons. Grandoni e poi da mons. Scanavino. Se così fosse e visto il perdurare in questo periodo di contratti di affitto, si potrebbe ipotizzare che alla soc. Jacopone è stato riconosciuto lo sconto affitto per i lavori eseguiti, lavori che quindi non sono stati pagati dalla società ma dal proprietario. Del resto, come ricordato nel dossier succitato, la soc. Jacopone è stata esonerata dal 1983 al 1990 dal pagamento dell’affitto perché potesse rientrare nelle spese per gli investimenti ed ugualmente negli ultimi quindici anni durante i quali non è stata esonerata dal pagamento dell’affitto, come provano i contratti che si sono succeduti, ma piuttosto sono stati riconosciuti a sconto affitto le spese via via effettuate. Insomma, su 34 anni di permanenza della soc. Jacopone alla conduzione del Cinema, per ben 22 anni è stato pagato il canone di affitto attraverso i lavori via via effettuati. Nella conferenza del 20 luglio 2017 il prof. Tofanetti ha affermato che porterà via ogni cosa, comprese le poltrone. Ma è sicuro che siano sua proprietà e nella sua disponibilità, visto che il Seminario Vescovile ha pagato tali arredi con 22 anni di mensilità non riscosse?
  • Nel 2013 occorreva passare alla digitalizzazione dell’impianto di proiezione, pena l’uscita dal circuito delle sale cinematografiche. La Regione Umbria metteva a disposizione dei gestori di sale i nuovi impianti ma, certo non per colpa della proprietà, la soc. Jacopone non riusciva a fruire di tale possibilità, dovendosi così sobbarcare direttamente l’acquisto del sistema digitale.
  • Intanto il contratto di locazione della sala Jacopone era scaduto da tempo e il Seminario Vescovile proponeva a più riprese di giungere almeno ad un contratto di comodato gratuito, per sollevare la proprietà dalle responsabilità della sala che, per diversi motivi, non appariva conforme alle normative di sicurezza, tanto da non poter essere oggetto di contributi da parte dell’Amministrazione comunale. In un incontro informale avuto con l’Amministratore del Seminario, avvenuto verso la metà del 2016, il prof. Tofanetti chiedeva che nel contratto di comodato fosse aggiunta anche l’ex sede di Radio Aut. L’Amministratore del Seminario riaffermava la volontà da parte del Seminario Vescovile di confermare il Comodato gratuito per il solo Cinema Jacopone, senza però riuscire mai ad addivenire ad un risultato concreto.
  • Al momento della transazione a conclusione del rapporto tra il Seminario Vescovile di Todi e la Soc. Jacopone, stipulata il 27/06/2017, il Seminario Vescovile vantava un credito di € 46.500 dalla soc. Jacopone e riconosceva a quest’ultima lavori e investimenti per €. 40.000,00 dovuti al rinnovo dell’impianto elettrico e alle spese di digitalizzazione della sala. Ora, in considerazione che, come affermato dal gestore, da quindici anni non veniva pagato l’affitto e che la sospensione era motivata dagli investimenti effettuati dalla soc. Jacopone nella sala cinematografica, gli impianti, come anche la digitalizzazione, sono stati pagati, almeno in buona parte, dalla proprietà, secondo la formula dello sconto affitto. Ma la soc. Jacopone, nella conferenza stampa già ricordata ha comunicato ai presenti che nulla lascerà nella sala, rimuovendo impianti, schermo e poltrone.
  • Intanto il Seminario Vescovile ha condonato anche in questo caso ogni debito, interrompendo un rapporto che non era più sostenibile.
  • La Diocesi è tuttavia consapevole dell’impoverimento che la chiusura del cinema può provocare nella vita della città, anche se si considerano i numeri estremamente esigui dei fruitori del cinema Jacopone, ed è per questo che rinnova la sua disponibilità a concedere gratuitamente i locali del cinema a chi intendesse proseguire l’attività. In questi ultimi mesi più di mille persone hanno aderito ad un gruppo facebook per la salvaguardia del cinema Jacopone. Magari proprio da questo potrebbe nascere una nuova iniziativa atta a riprendere il cammino che solo temporaneamente si spera sospeso.

CONCLUSIONI

In conclusione, la diocesi di Orvieto-Todi, in questi ultimi cinque anni, ha mancato di riscuotere dalle tre realtà facenti capo ai sigg. Tofanetti e Retti 67.500 € ufficializzati e oltre 150.000 reali; ha pagato per anni tasse su somme mai riscosse, ha rinunciato  a riscuotere tali somme e ad ogni possibilità di ricognizione del debito pregresso.

Siamo consapevoli che questo comunicato stampa arriva in ritardo. Ma durante le fasi della trattativa delle transazioni, da effettuarsi per la chiusura dei rapporti, i proff. Retti e Tofanetti avevano chiesto di addivenire ad una dichiarazione congiunta al termine delle transazioni stesse.

Mentre noi stavamo attendendo, i sigg.ri di cui sopra hanno organizzato una loro conferenza stampa all’interno del cinema, senza nemmeno curarsi di avvertire il Seminario diocesano e pertanto, ad oggi, è sembrato logico fornire il presente chiarimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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