Civici Todi: comunicato stampa INCENERITORE E PIANO RIFIUTI: CAOS DOPO LA SENTENZA DEL TAR UMBRIA 673/2024

L’UNICA POSSIBILITA’ E QUELLA DI RIVEDERE COMPLETAMENTE IL PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI PER ESPELLERE LA PREVISIONE DELLA CHIUSURA DEL CICLO MEDIANTE INCENERIMENTO. NEL FRATTEMPO, LA GARA AURI DEVE ESSERE FERMATA

 

Waldum Tadinum Energia vince davanti al TAR Umbria contro Regione Umbria e AURI (il ricorso è del 2022), quindi può riavviare la pratica per la costruzione dell’inceneritore a Gualdo Tadino.

Asfaltato il Piano Regionale dei Rifiuti e ridicolizzata la gara AURI bandita dall’ex Presidente Ruggiano (Forza Italia) prima di lasciare la carica.

Ma è peggio di quanto si possa pensare: il TAR apre alla costruzione degli inceneritori, senza che la Regione e l’AURI possano imporre i propri progetti.

Secondo il TAR la progettazione, la realizzazione e la gestione degli impianti di trattamento mediante recupero anche energetico dei rifiuti, anche in caso di gestione integrata, come previsto nel Piano Rifiuti regionale, oltre al gestore eventualmente scelto dalla pubblica amministrazione (leggasi bando AURI in corso di svolgimento), possono comunque operare anche soggetti privati in regime di libera concorrenza. Nessun veto alla importazione dei rifiuti da fuori regione

Uno schiaffo per la Regione Umbria ed una sciagura per i cittadini umbri.

E’ l’ultima chiamata: o si cambia direzione oppure rischiamo che da qui a pochi anni potremmo avere almeno tre inceneritori operativi, ossia quello di Terni gestito da ACEA che, sempre grazie al TAR, ha avuto il via libera; quello che sta selezionando la Regione; quello che potrebbe essere realizzato a Gualdo Tadino.

Per evitare questi scenari l’unica possibilità è quella di rivedere i principi di idoneità delle zone, di rafforzare i vincoli ambientali ed urbanistici per questo tipo di imprese insalubri (la dizione è quella usata dalla normativa!), di rendere antieconomica la costruzione degli inceneritori, ossia ridurre al minimo l’indifferenziata o la parte residuale.

Nell’immediato appare evidente la inutilità o, peggio, la dannosità della gara in corso ed avviata da AURI sotto la gestione dell’ex Presidente Ruggiano (Forza Italia), perché non farà altro che inserire un altro competitor nell’”affare” incenerimento, con conseguenti possibili quanto probabili ulteriori contenziosi; appare inoltre indispensabile azzerare il Piano Regionale dei Rifiuti, escludendo l’ipotesi di incenerimento e spingendo, quanto più possibile, per la differenziazione ed il recupero, in modo da rendere incompatibile ed antieconomica la costruzione di un inceneritore.

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Waldum Tadinum Energia vince davanti al TAR Umbria contro Regione Umbria e AURI (il ricorso è del 2022), quindi può riavviare la pratica per la costruzione dell’inceneritore a Gualdo Tadino.

Asfaltato il Piano Regionale dei Rifiuti e ridicolizzata la gara AURI bandita dall’ex Presidente Ruggiano (Forza Italia) prima di lasciare la carica ed attualmente in corso.

Ma è peggio di quanto si possa pensare: il TAR apre alla costruzione degli inceneritori, senza che la Regione e l’AURI possano imporre i propri progetti.

Uno schiaffo per la Regione Umbria ed una sciagura per i cittadini umbri.

Questo è il contenuto, almeno a prima lettura, della sentenza del Tar Umbria pubblicata il primo ottobre 2024.

Il TAR sostanzialmente distingue due fasi nel ciclo dei rifiuti: la prima è quella della raccolta (fase a monte), la seconda è quella che comprende la realizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento (fase a valle).

Secondo il TAR in quest’ultima fase, in particolare per la progettazione, la realizzazione e la gestione degli impianti di trattamento mediante recupero anche energetico dei rifiuti, anche in caso di gestione integrata, come previsto nel Piano Rifiuti regionale, oltre al gestore eventualmente scelto dalla pubblica amministrazione (leggasi bando AURI in corso di svolgimento), possono comunque operare anche soggetti privati in regime di libera concorrenza.

Il risultato: la Regione e l’AURI non possono imporre la localizzazione degli impianti ai privati (con conseguente inutilità del procedimento in corso!), i quali sono liberi di proporre impianti anche in altre aree, ed i relativi progetti devono essere valutati solo alla stregua della normativa urbanistica, edilizia, in materia di ambiente e salute, delle norme di settore, ossia, sostanzialmente, alla stregua di qualsiasi altro impianto industriale.

Il TAR si sofferma anche sui principi di autosufficienza e di prossimità che regolano la fase a valle della raccolta dei rifiuti (compreso l’incenerimento con o senza recupero energetico), specificando che il primo principio si riferisce ai soli rifiuti urbani non pericolosi (con conseguente esclusione dei rifiuti speciali); quanto al secondo, quello di prossimità, specificando che la materia del recupero energetico non esclude la possibilità di utilizzo, sino alla disponibilità autorizzata, di rifiuti provenienti da fuori regione, essendo imposta solo la priorità di trattamento dei rifiuti prodotti nel territorio regionale.

Per il combinato disposto di quanto sopra, qualunque azienda privata potrebbe chiedere di essere autorizzata a realizzare un inceneritore in Umbria, con buona pace della Regione e dell’AURI, ed in mancanza di rifiuti, diciamo autoctoni, potrà tranquillamente importarli da altre regioni.

Al momento quindi la situazione è tragica.

Visto il principio della concorrenza, per evitare la costruzione di inceneritori l’unica possibilità è quella di rivedere i principi di idoneità delle zone, di rafforzare i vincoli ambientali ed urbanistici per questo tipo di imprese insalubri (la dizione è quella usata dalla normativa!), rendere antieconomica la costruzione degli inceneritori, ossia ridurre al minimo l’indifferenziata o la parte residuale.

Nell’immediato appare evidente la inutilità o, peggio, la dannosità della gara in corso gestita da AURI, perché non farà altro che inserire un altro competitor nell’”affare” incenerimento, con conseguenti possibili quanto probabili ulteriori contenziosi; appare indispensabile azzerare il Piano Regionale dei Rifiuti, escludendo l’ipotesi di incenerimento e spingendo, quanto più possibile, per la differenziazione ed il recupero, in modo da rendere antieconomica la costruzione di un inceneritore.

La sentenza del TAR è un segnale che dobbiamo cogliere, un allarme che non possiamo ignorare: la gestione dei rifiuti, la salute dei cittadini, il futuro della Regione non possono essere ipotecati per motivi ideologici o, peggio, per interessi personali.

E’ l’ultima chiamata: o si cambia direzione oppure rischiamo che da qui a pochi anni potremmo avere ben tre inceneritori operativi, ossia quello di Terni gestito da ACEA che, sempre grazie al TAR, nei mesi scorsi ha avuto il via libera; quello che sta selezionando la Regione; quello che potrebbe essere realizzato a Gualdo Tadino.

L’unica possibilità, ripeto, è l’azzeramento del Piano Rifiuti ed un cambio di rotta netto nella scelta della chiusura del ciclo dei rifiuti.

A fronte di queste impellenti necessità, l’atteggiamento della Giunta Tesei e delle forze di centro destra appare assolutamente inidoneo, inadeguato.

A livello locale, l’ex Presidente AURI nonché Sindaco di Todi, prossimo candidato a consigliere regionale nelle fila di Forza Italia, anche recentemente ha dichiarato, in sede di Consiglio Comunale, il suo appoggio al Piano Regionale ed il suo favore per la realizzazione di un nuovo inceneritore.

Cosa possiamo fare? Beh, intanto mandiamoli a casa il prima possibile. Senza se e senza ma.