Oggi è la giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Contano qualcosa le “giornate mondiali”? Forse no. Ma gli anziani in una società contano molto. Hanno avuto nella storia dei popoli sempre un ruolo primario, perché erano la saggezza, l’esperienza e l’esempio. Oggi a loro è dato un ulteriore onere, soprattutto nel nostro Paese. Quello di essere il principale ammortizzatore sociale delle nostre famiglie. Nonostante ciò gli dedichiamo il giusto rispetto? O la ricerca continua del ricambio, del rinnovamento, del nuovismo, ci fa perdere di vista quanto essi siano importanti?
De Bortoli sul Corriere della sera oggi scrive che ” in una società, che purtroppo
invecchia sempre di più, il crescere della fragilità si accompagna alla perdita della dignità, alla cancellazione della cittadinanza. Ed il numero degli anziani non autosufficienti è ormai superiore a i tre milioni e crescerà a
dismisura come effetto della diffusione delle
malattie croniche legate all’età. Non una previsione, ma una certezza. Carlo Maria Martini sosteneva che, negli ultimi anni della nostra esistenza, diventiamo tutti mendicanti. Abbiamo sempre più bisogno degli altri. A patto che ci siano, però.
Una società civile non dovrebbe far sentire gli
anziani dei mendicanti. A maggior ragione se hanno una condizione economica disagiata,
vivono soli e lontani dai parenti (spesso assenti”. De Bortoli ha perfettamente ragione e siamo sempre più convinti che la questione non si affronti solo con leggi ad hoc ma soprattutto costruendo una cultura del rispetto che, da tempo, abbiamo la sensazione di stia perdendo. E questo a partire dai territori e dalle azioni degli enti locali.
I giovani di oggi, in fondo, saranno gli anziani di domani. Ricordiamocelo ogni giorno.