Barbari. La scoperta degli altri. Il Festival del Medioevo a Gubbio, 26-30 settembre 2018

 

Le grandi migrazioni, la difesa dei confini, l’identità degli individui e dei popoli. E gli altri, quelli diversi da noi, che parlano lingue oscure e appaiono come nemici. Diversi, lontani e misteriosi, mescolati dalle guerre e dai commerci e catapultati all’improvviso in mondi sconosciuti.

Come ogni anno, il Festival del Medioevo incrocia le grandi questioni del mondo contemporaneo.

Barbari. La scoperta degli altri è il tema della quarta edizione. Un viaggio tra i popoli e gli individui. In mezzo ai “forestieri” e intorno ai confini, le convenzioni della storia e della geografia: segni che indicano un limite comune. Qualcosa che separa ma allo stesso tempo può anche unire. E che costruisce l’alterità e l’identità, l’amico e lo straniero, l’estraneo e il diverso. Una parola che  contiene in sé l’idea di un territorio definito, di una separazione. Ma indica anche una meta da raggiungere o un obiettivo da superare.

In pochi anni il Festival del Medioevo è diventata la più importante manifestazione nazionale di divulgazione storica intorno ai secoli della cosiddetta Età di Mezzo. L’appuntamento annuale a Gubbio è insieme colto e popolare. Propone più di cento eventi. Oltre duecento i protagonisti:  storici, scrittori, artisti, architetti, scienziati e giornalisti (l’elenco è consultabile su http://www.festivaldelmedioevo.it/portal/protagonisti/).

Il Festival è unico anche nella formula: lontano da feste medievali e rievocazioni, è un incontro a ingresso libero che mette in contatto il mondo accademico e la vasta platea degli appassionati in cinque giorni densi di appuntamenti culturali, mostre, esibizioni e spettacoli. Una lente sul passato per capire meglio l’età presente. E per provare a vedere con occhi nuovi un’età vilipesa, spesso raccontata attraverso facili stereotipi, frasi fatte e incredibili luoghi comuni.

Eppure quei mille e più anni che definiamo in modo convenzionale Medioevo, sono stati il crogiolo della nostra civiltà. Dieci secoli in cui sono nate le lingue d’Europa, le nazioni, le banche e le università. Si sono sviluppate le esplorazioni oceaniche e le prime sperimentazioni meccaniche. Un’età di innovazioni continue e di scoperte scientifiche: la ruota idraulica, il mulino a vento, la staffa, la bussola, la carriola, gli orologi meccanici, le prime armi da fuoco, la forchetta, la pasta, il salame, i bottoni, gli occhiali, la stampa a caratteri mobili, la camera oscura,  l’algoritmo, la carta e la partita doppia, i numeri arabi e il nome delle note musicali.

Le scoperte dell’Età di Mezzo hanno cambiato il mondo. Lo ha spiegato bene Umberto Eco: “Il Medioevo inventa tutte le cose con cui stiamo ancora facendo i conti, le banche e la cambiale, l’organizzazione del latifondo, la struttura dell’amministrazione e della politica comunale, le lotte di classe e il pauperismo, la diatriba tra Stato e Chiesa, l’università, il terrorismo mistico, il processo indiziario, l’ospedale e il vescovado, persino l’organizzazione turistica: sostituite le Maldive con Gerusalemme e avete tutto, compresa la guida Michelin”.