La vicenda della cessione di Maran e R&S al gruppo Hoist rappresenta un caso di scuola, in cui si palesano tutti gli ingredienti che sono alla base della drammatica situazione di arretratezza in cui versano le istanze e i diritti della classe lavoratrice a Spoleto e nel nostro Paese.
Da un lato, il management dell’azienda acquirente si pone in trattativa in maniera arrogante e aggressiva, ponendo a condizione dell’acquisto di Maran e R&S il licenziamento di 150 dipendenti e la decurtazione del 20% dello stipendio di chi conserva il lavoro per i prossimi due anni. Dall’altro lato, i sindacati confederali, anziché utilizzare tutti gli strumenti a disposizione dei lavoratori per entrare in trattativa come controparte autorevole e contrastare i tagli occupazionali e salariali pretesi dalla Hoist, assumono atteggiamenti apertamente collaborazionisti giungendo non solo a scoraggiare lo sciopero come strumento di lotta, ma addirittura a consigliare ai lavoratori di contrattare singolarmente la propria posizione relativa ai ritardi nei pagamenti dei salari arretrati. L’intera vertenza è stata gestita senza il coinvolgimento dei lavoratori né da parte del management Maran/R&S, né della Hoist: un’ulteriore responsabilità delle rappresentanze sindacali, che non hanno fatto adeguata pressione sull’azienda affinché le maestranze fossero rese partecipi delle trattative che riguardavano le sorti dell’azienda e dei loro posti di lavoro.
L’indifferenza dei sindacati nei confronti dei lavoratori è giunta al punto che questi ultimi hanno appreso i dettagli dell’accordo prima dagli organi di stampa e soltanto in un secondo momento da coloro il cui ruolo dovrebbe essere quello di supportare le loro rivendicazioni. I sindacati confederali sono dunque andati oltre la concertazione, ancora più in là del collaborazionismo, giungendo ad abdicare spudoratamente alla propria funzione di rappresentatività dei lavoratori nell’ambito di questa vertenza.
Assistiamo a un episodio di bassa macelleria sociale in cui, all’arroganza della Hoist e all’inadeguatezza del management Maran/R&S, si unisce la pilatesca inazione delle rappresentanze sindacali, che hanno del tutto rinunciato a sostenere le istanze di difesa dell’occupazione e dei salari davanti a scellerate e disumane logiche di profitto.
La mancanza di fondi che consentano una positiva risoluzione della vertenza, agitata come spauracchio per scoraggiare ogni rivendicazione dei lavoratori a difesa del proprio posto di lavoro, è tutta da dimostrare: aspettare e sperare che tutto si risolva nel migliore dei modi fa solo il gioco di chi vuole fare sciacallaggio sulla pelle dei lavoratori per trarre il massimo vantaggio dalla grave situazione in cui versa la Maran. Il Partito Comunista si schiera al fianco e a sostegno dei lavoratori di Maran e R&S e delle loro rivendicazioni e si mette a loro disposizione per discutere ogni forma di mobilitazione che possa contribuire a salvaguardare i livelli occupazionali e la stabilità dei loro salari. Solo la lotta paga!
PARTITO COMUNISTA – SPOLETO