Dalle approfondite verifiche sui danni provocati dal gelo siberiano di fine febbraio è emersa una situazione estremamente grave e decisamente peggiore rispetto a quella prospettata dopo le prime stime di inizio marzo. Gemme bruciate, foglie cadute, cortecce spaccate e rami rotti mettono a rischio circa 25 milioni di ulivi. Danni gravissimi sulla vegetazione che vanno sempre più palesandosi con il progredire delle settimane e, a seconda delle regioni, incideranno tra il 15% e il 60% della produzione del prossimo anno. Colpite in particolare le zone collinari e alcune varietà di piante, con danni a macchia di leopardo dall’Abruzzo alla Puglia, dal Lazio all’Umbria. Tanti gli olivicoltori che hanno già deciso di programmare il reimpianto delle piante, con inevitabili conseguenze sul lungo periodo poiché occorrono anni prima che l’ulivo inizi a produrre. “Abbiamo subito chiesto al Ministero delle politiche agricole un intervento a sostegno delle imprese, ma la situazione si è ulteriormente aggravata in seguito alle verifiche su tutto il patrimonio olivicolo italiano – spiega David Granieri, presidente di Unaprol – Si tratta di un bilancio shock, con danni che complessivamente superano i 120 milioni di euro, calcolando anche circa 4 milioni di giornate lavorative perse e l’indotto su tutta la filiera, a partire dal settore della trasformazione. Per fronteggiare questa emergenza è necessario che venga al più presto rifinanziato il piano olivicolo nazionale con l’obiettivo di salvaguardare il settore e garantire il reddito agli olivicoltori”.