VARIANTE AL PRG PARTE OPERATIVA N.10 AI SENSI DELL’ART. 32 L.R. 1/15 PER LA MODIFICA DI DESTINAZIONE URBANISTICA MACROAREA PIAN DI PORTO

 

Lo scrivente Comitato PIANPONTE, con sede in Ponterio, via Tiberina 84

-preoccupato per l’impatto che la variante in oggetto avrà su molteplici aspetti della comunità tuderte, da quelli economici delle categorie commerciali a quelli sociali dei lavoratori e a quelli ambientali di tutta la cittadinanza,

-auspicando una ulteriore riflessione su aspetti che ad oggi non risultano sufficientemente analizzati o approfonditi ,

avanza a norma di Legge le seguenti osservazioni:

1)La realizzazione di quanto previsto in variante, per la tipologia e le dimensioni, si prefigura come il colpo finale per il settore commerciale e artigianale dell’intero territorio tuderte.

 Non solo l’area limitrofa all’insediamento, ma tutto il territorio comunale, a cominciare proprio dal Centro storico, risentiranno dell’enorme pressione economica, commerciale, organizzativa e, perché no, anche politica che un soggetto unico, strutturato e potente potrà esercitare su un tessuto economico e sociale diviso e indebolito da tanti anni di crisi.

Le dimensioni della struttura ipotizzata e la concentrazione di attività che attraggono non solo consumatori ma anche semplici visitatori, sono tali da prefigurare un totale e definitivo stravolgimento del sistema commerciale tuderte.

Le nostre non sono parole vuote, ma suffragate dai fatti.

Solo nel quartiere di Ponterio negli ultimi anni hanno chiuso ben 10 attività: è una percentuale altissima, intorno al 30% dell’esistente. Se si guarda al Centro storico, la situazione è molto peggiore.

Si può attribuire con certezza la responsabilità di queste chiusure all’apertura, alcuni anni fa, del centro commerciale che oggi è oggetto di variante?

Ribaltiamo la domanda a chi, come il Comune, ha tecnici, denaro e strumenti per farlo: è stata mai fatta un’analisi approfondita su questo punto?

 Oggi una parte dei commercianti tuderti sta solo resistendo, e lo sta facendo da troppi anni ormai, nella speranza di una ripresa. Ma quando la ripresa arriverà, sarà vanificata dal modello economico che questa sciagurata variante prefigura.

Come può una piccola impresa commerciale, spesso familiare, sostenere lo sforzo di pagare personale per i turni non-stop/festivi che la grande distribuzione utilizza anche per eliminare la concorrenza? Ma se non si adegua, la piccola impresa è destinata inevitabilmente a uscire di scena.

E’ questo che vogliono i nostri Amministratori?

 E poi, siamo sicuri che questo non avrà anche un forte impatto sulla qualità della vita tanto decantata per attrarre turismo nella Città più vivibile del mondo?

 Lavoratori sempre più precarizzati e allontanati dalle famiglie, ritmi pesanti che creano un costante turnover che toglie speranze di futuro ai giovani e marginalizza gli anziani: Todi vuole essere ideale solo negli spot pubblicitari?

2)Non vi sono motivazioni oggettive per assecondare la pur legittima richiesta di un privato che intende sviluppare affari.

Al contrario, vi sono motivi oggettivi per scoraggiare tale ampliamento della cubatura: a Ponterio esistono diverse strutture non utilizzate o in stato di abbandono che potrebbero (anzi dovrebbero) essere riqualificate, migliorando l’aspetto del quartiere ed evitando colate di cemento.

3)La garanzia di una gestione concordata delle attività commerciali che si insedieranno negli edifici oggetto di variante è pura teoria.

Non esiste alcun vincolo legale per condizionare efficacemente un costruttore allo svolgimento di attività specifiche: un eventuale accordo su questo punto potrà valere fintanto che non cambino gli assetti proprietari o gli scenari economici.

Se, dopo la realizzazione strutturale, colui che ha preso impegni per accogliere negli immobili delle specifiche attività, di dimensioni prefissate, si troverà nell’impossibilità di trovare aziende interessate, è pensabile che lascerà vuoti e abbandonati quegli immobili?

3)Gli aspetti ambientali sono un altro elemento che andrebbe approfondito non solo in base ai semplici parametri standard previsti in questi casi, ma facendo una riflessione complessiva di quello che sarebbe dovuto essere Ponterio nella progettazione che ha dato vita al Contratto di quartiere.

Non solo non c’è più traccia della gran parte degli interventi a tutela della vivibilità, della qualità della vita, della circolazione, e dell’impatto ambientale.

Al contrario, si è assistito a una serie di modifiche quantitative e qualitative che hanno lasciato spazio esclusivamente alla cementificazione e alla speculazione commerciale.

Il Contratto di quartiere, premiato in ambienti accademici come modello di eccellenza, è stato approvato e finanziato con notevoli risorse pubbliche proprio per questi aspetti qualitativi che lo hanno fatto salire nei punteggi e in graduatoria.

 Siamo sicuri che quanto ne rimarrà dopo questa ennesima modifica somiglierà minimamente al progetto iniziale?

E questo non potrebbe essere elemento, per chi fa i controlli, per revocare i finanziamenti?

Ci scusiamo per la forma, a volte accorata e poco conforme agli standard delle osservazioni tecniche a una variante.

Si dà il caso che oltre ai tecnicismi, anche il cuore, la coscienza e il buon senso devono avere il loro spazio.

 

Con osservanza                               

Comitato Pianponte
il vice presidente
Claudio Serrani