All’inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018 dell’Università di Perugia, ospite di rilievo questa mattina è stata Samantha Cristoforetti, astronauta che ha passato 200 giorni nello spazio.
Il capitano dell’Aeronautica militare italiana, astronauta che è rimasta nello spazio per circa 200 giorni, ha voluto parlare della sua formazione, delle esperienze vissute lassù in alto, rivelando alcuni aneddoti agli studenti universitari e a quelli di alcune classi V delle superiori presenti nell’Aula Magna perugina. “Io sono nata a Milano, ma cresciuta in Trentino, in un piccolo paese di montagna. Sono stata sicuramente influenzata dal cielo stellato che vedevo, dalla grandiosità del firmamento. La mia infanzia è stata di grandi avventure ed esplorazioni. Sognavo astronavi vere, come lo Shuttle, e inventate, come l’Enterprise”.
Samantha Cristoforetti cresce e il suo interesse diventa talmente maturo da laurearsi in Ingegneria spaziale a Monaco di Baviera. Qui il consiglio agli studenti è particolarmente sentito: “Sono stato anche in Francia, Russia e Stati Uniti. E’ importante uno shock di questo tipo e, soprattutto, sapere una seconda lingua straniera oltre all’inglese”. Tornata in Italia, Samantha fa l’Accademia aeronautica e diventa pilota militare nel 2008. Arriva l’occasione della sua vita: “Una selezione per l’Agenzia spaziale internazionale. E’ durata in anno, siamo partiti in 8 mila da tutta Europa, alla fine siamo rimasti in sei. Ho dunque iniziato il percorso di formazione e di addestramento in giro per il mondo, prima dell’imbarco con l’Agenzia spaziale italiana per la missione Futura. Qui, su una piccola astronave, da 7 metri, siamo andati sulla Stazione spaziale internazionale, dove sono rimasto sei mesi”.
Prima di Samantha Cristoforetti, aveva parlato Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana: “Spazio e cielo sono sempre stati presenti nella cultura e nella storia dell’arte. Oggi, però, parliamo di futuro. Spazio è infatti sinonimo di ricerca, ma anche di economia. E il campo del progresso coinvolge fisica, chimica, tecnologia, informazione, storia, biotecnologia”.
L’Italia è particolarmente attiva nella corsa allo spazio e alle nuove scoperte: “Fin dal 1977, quando fu lanciato in orbita Sirio, uno dei primissimi satelliti di telecomunicazioni, che ha aperto la strada a diversi altri progetti europei. Nel 1984, fu spostato tra Italia e Cina per permettere il trasferimento dei giornali alla velocità della luce. Nello spazio, infatti, non ci sono confini e la collaborazione è qualcosa di implicito”.
Oggi le telecomunicazioni si servono della meccanica quantistica “che permette di non essere intercettati”.
L’Agenzia Spaziale Italiana ha firmato, oggi, con l’Università di Perugia un progetto: costruire e lanciare un piccolo satellite per le telecomunicazioni, costruito dagli studenti dell’Ateneo. Niente male, considerato quanto vale l’economia spaziale oggi: 329 miliardi di dollari.
La giornata era stata aperta dalla relazione del Magnifico Rettore Franco Moriconi, fortemente critico: “Questa Università segnerà l’ingresso di 32 nuovi ricercatori di tipo B, Perugia è stata inserita al decimo posto tra gli atenei italiani. Ma da anni la politica si dimentica dell’università. Noi siamo riusciti ad arricchire l’offerta formativa, ma è sempre più difficile. La nostra è una protesta ferma contro i governi che considerano un peso e non una risorsa indispensabile la formazione universitaria. Ci sono continui tagli ai finanziamenti, un sistema di valutazione sempre più burocratico, l’annoso blocco stipendiale per i docenti”.