Nel mercato delle vacche per le poltrone del GAL il Comune di Todi esce vergognosamente sconfitto.
E’ stata buttata al vento una irripetibile occasione.
Per chi non ne conosce la lunga storia, il GAL opera nella Media valle del Tevere da oltre 20 anni.
Se all’epoca della costituzione del GAL la nostra Città non ha avuto adeguata rappresentatività (quindi la sede a Todi e la Presidenza) come sarebbe stato normale essendo Todi il fulcro della Media valle, è perché all’epoca il Comune era commissariato, e quindi gli altri Comuni hanno avuto gioco facile.
Comunque negli anni successivi il Comune è stato sempre presente negli Organi decisionali del GAL, in rappresentanza e tutela degli interessi di Todi.
Tuttavia questa rappresentanza, che è sempre stata puramente politica, aveva il grosso limite della scarsa competenza specifica dei singoli rappresentanti espressi dal Comune. E questo portava a uno scollegamento fra l’apparato tecnico, che elabora e attua i progetti, e quello politico-decisionale, che dovrebbe concepirli, impostarli e diffonderli sul territorio.
Negli ultimi anni il Comune di Todi aveva invertito questa prassi, esprimendo un rappresentante che oltre e più della funzione politica, esprimeva una notevole capacità tecnica, diventando punto di riferimento per la predisposizione e l’attuazione di progetti utili e concreti.
Sembrava finalmente la strada giusta per avviare un percorso in cui Todi potesse non solo “drenare” finanziamenti a pioggia, ma creare progetti e contenuti. Per un vero e duraturo sviluppo.
Il momento era maturo e propizio, il Presidente storico del GAL aveva annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi, sembrava un piatto bello e pronto per il Sindaco di Todi per certificare, con una forte presenza istituzionale, l’importanza del GAL nello sviluppo del territorio tuderte.
Perché Rossini non ha lottato (come hanno invece fatto tutti gli altri Sindaci) ma ha rinunciato a priori?
Era una battaglia che avrebbe senz’altro vinto, se le avesse dedicato energia e convinzione.
Sarà forse perché quella stessa energia la spreca quotidianamente a combattere il dissenso interno del suo partito?