Il Presidente del Consiglio comunale di Todi deve essere sostituito essendo in gioco il decoro del Consiglio Comunale e la reputazione dell’intera città.
Già in passato aveva dato dimostrazione di inadeguatezza al ruolo ricoperto ma l’episodio del 13 luglio scorso, quando ha sottratto al voto del Consiglio una mozione iscritta all’ordine del giorno e discussa sul ripristino del cartello di Via Martiri delle Foibe, solo perché sollecitato da alcuni assessori e consiglieri della maggioranza, rappresenta uno schiaffo a tutto il Consiglio Comunale.
Pertanto, i Consiglieri Primieri, Ruggiano e Serafini hanno sottoscritto una mozione di sfiducia e revoca del Presidente del Consiglio Comunale chiedendo al Consiglio Comunale di revocare l’incarico al Presidente Alvi.
L’importanza della figura del Presidente del Consiglio comunale deriva dalla centralità assegnata dalla legge al Consiglio comunale, che è un organo di indirizzo e di controllo politico – amministrativo, che necessità di una gestione imparziale che garantisca tutti i diritti dei consiglieri e non soltanto di alcuni.
Il Consiglio è dotato di autonomia funzionale e organizzativa che è espressione della sintesi di tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale e che implica, per questo, una funzione di garanzia. Pertanto, anche se eletto con i voti della maggioranza il Presidente del Consiglio, una volta assunta la funzione, non può privilegiare tale parte politica, nemmeno al fine di consentire il raggiungimento degli obiettivi programmatici, essendo prevalente il rispetto della legge e dei regolamenti.
È del tutto evidente, invece, che sottrarre al voto una mozione dopo averla discussa è un atto grave che contrasta con i compiti istituzionali dell’Ufficio di Presidenza e che configura anche un illecito penale, che dovrà essere valutato dalla competente magistratura requirente.
Purtroppo, quello del 13 luglio scorso non è che l’ennesimo episodio di un Presidente che non convoca la conferenza dei capigruppo, disattendendo le norme dello Statuto, convoca a piacimento il Consiglio Comunale, dirigendoli in violazione delle garanzie istituzionali.