Perugia, figli di un Fisco maggiore

 

Il capoluogo di regione fa pagare quasi il 30% in più di tasse comunali (Imi, Tasi e Tari, addizionale comunale Irpef) per famiglia rispetto a Terni. Il Rapporto della Uil nazionale  e del Caf (Centro di assistenza fiscale) della Uil dell’Umbria. In dettaglio, a Perugia una famiglia paga mediamente la bolletta rifiuti l’11,3% e l’Imu/Tasi ben il 102,6% rispetto a quanto avviene a Terni. Complessivamente, in media ogni cittadino a Perugia paga tasse comunali il 28,8% in più rispetto a Terni. Perugia, a differenza di Terni, ‘bastona’ di più anche rispetto alla media nazionale. Tutte le cifre e le proposte che avanza la Uil,

 

Un piccolo risparmio rispetto alla media nazionale per le imposte locali, ma fortissime le differenze che si registrano nei due capoluoghi di provincia dell’Umbria”. È quanto emerge dall’ultimo studio condotto su scala nazionale dal Servizio politiche territoriali della Uil. I dati riferiti all’Umbria, rielaborati dal Centro di assistenza fiscale (Caf) della Uil regionale, dimostrano senza ombra di dubbio una grave sperequazione fiscale tra le due Province.

Le tasse locali che sono state messe sotto osservazione riguardano le addizionali Irpef, sia regionali che comunali, alle quali si aggiungono le imposte che colpiscono il patrimonio immobiliare e quindi l’Imu/Tasi e la Tari.

 La famiglia di riferimento

Lo studio della Uil fa riferimento all’identikit di una famiglia tipo di quattro persone, con due figli minorenni, con entrambi i coniugi titolari di reddito, ammontante cumulativamente a 44mila euro lordi. In più si è considerato il possesso di una casa di proprietà di 80 metri quadrati, più un secondo immobile e con un indice della situazione economica equivalente (Isee) di 17mila 812 euro. Per quanto riguarda il gettito Imu/Tasi, è stato stimato sulla media dell’introito complessivo delle due imposte rapportato al numero dei contribuenti.

 Il quadro generale di tutta l’Umbria, dove in media i comuni tassano l’11,8% in meno rispetto alla media italiana. Fa eccezione l’addizionale Irpef

A fare la parte del leone – spiega il Rapporto della Uil – in questo caso è la sommatoria Imu/Tasi, che è pari a 274 milioni, seguita a ruota dai 159 milioni della Tari, la tassa sui rifiuti urbani. Ma non finisce qui, perché gli umbri devono aggiungere altri 156 milioni per le addizionali regionali e scucire altri 75 milioni per quelle comunali”.

Un salasso non indifferente, che pone comunque la regione Umbria in una condizione migliore rispetto alle altre consorelle. Infatti, documenta il Rapporto Uil, “facendo la media per ciascun nucleo familiare il peso della tassazione locale dei cittadini umbri si attesta a 1.835 euro pro capite annui, un dato inferiore di 231 euro medi (-11,8%) rispetto a quello riferito alla media italiana, che si colloca a 2mila 066 euro”. Praticamente su tutte le voci analizzate all’interno dello studio c’è un risparmio di imposta per gli umbri, ad eccezione dell’incidenza dell’Irpef comunale che raggiunge i 268 euro medi contro i 224 euro della media italiana (+19,7%).

… ma a Perugia sulle tasse si ‘bastona’, molto più che a Terni. Nel capoluogo di regione il Comune preleva in media il 28,8% in più rispetto a Terni, con la differenza su Imu/Tasi che arriva al 102,8%. Più cara anche la Tassa rifiuti (+11,3%)

Fin qui l’esame del dato regionale. Più interessante ed articolato è quanto emerge da una analisi comparata dei due capoluoghi della regione: Perugia e Terni. “A brillare di luce in questa classifica umbra al contrario – spiega il Caf Uil dell’Umbria – dove il primo che arriva non vince una medaglia ma è quello più bastonato dal fisco, è Perugia”. Partiamo dalle similitudini dove, complice il fatto che esiste una sostanziale invarianza delle aliquote comunali applicate e delle relative esenzioni, non ci sono praticamente differenze sull’incidenza delle addizionali locali.

 La Tassa rifiuti (Tari)

Le prime differenze significative cominciano ad emergere sulla Tari (tassa rifiuti), dove a Perugia si arriva ad un esborso medio di 306 euro, superiore al dato di Terni per 31 euro, considerato che nella conca l’importo si ferma a 275 euro. In altre parole, a Perugia i cittadini pagano la bolletta rifiuti l’11,3% in più rispetto a quelli di Terni.

 Imu/Tasi

Molto più accentuata è la differenza che si riscontra invece quanto all’Imu/Tasi, con Perugia che svetta a 941 euro medi annui, oltre il doppio (+102,8%) rispetto ai 464 euro medi annui di Terni. Ciò fa del capoluogo regionale dell’Umbria una città molto più tartassata, con un valore che supera la media nazionale di 127 euro. Ossia, a Perugia si paga di Tari il 15,6% in più rispetto al dato medio nazionale.

 Tirando le somme sul complesso di quanto si paga di Tari, Imu/Tasi e addizionale comunale Irpef a Perugia e Terni

Tirando le somme – sintetizza il rapporto Uil – appare evidente la maggiore imposizione che colpisce i perugini rispetto ai ternani; la differenza è significativa raggiungendo, sempre nella media pro-capite, ben 508 euro annui a famiglia. Ciò in quanto il peso complessivo della tassazione locale, a Perugia raggiunge i 2mila 271 euro (+205 euro rispetto alla media italiana), mentre a Terni si pagano 1.763 euro (-303 euro rispetto alla media italiana)”. Detto in termini di differenze percentuali, complessivamente in termini di tassazione locale a Perugia si paga, in media, il 28,8% in più rispetto a Terni. E rispetto alla media nazionale a Perugia le famiglie versano il 9,9% in più, mentre a Terni si paga il 14,7% in meno.

 Le proposte della Uil

Ciò – conclude il Rapporto della Uil – fa capire che, nonostante il calo della pressione fiscale locale registratosi negli ultimi anni anche grazie al blocco delle aliquote, la via da percorrere per un fisco meno gravoso e più equo è ancora lunga e non priva di ostacoli”. A giudizio del Centro servizi Uil dell’Umbria e della Uil nazionale, “sarebbe opportuna una trasformazione della base di calcolo delle addizionali, passando dalla loro applicazione come imposta ad un modello che le veda trasformarsi in sovraimposta, un meccanismo che rafforzerebbe il principio di progressività nel prelievo. Urge quindi un intervento di rivisitazione dei valori del catasto che, pur nell’invarianza dell’incasso complessivo, sappia maggiormente coniugare le esigenze di cassa con quelle non meno importanti di equità del prelievo, in Italia come in Umbria”.