La scuola dell’ “obbligo”,di Elio Andreucci

 

Il sistema scolastico italiano negli ultimi decenni, ha subito una lunga serie di riforme, a partire dai “Decreti Delegati” approvati nel 1974, fino alla “Riforma Buona Scuola” del 2015: un susseguirsi di modifiche, aggiornamenti erevisioni,  che hanno trasformato profondamene la composizione burocratica, funzionale  e dirigenziale della scuola. L’ingresso dei genitori, del personale amministrativo e degli stessi studenti nel quadro delle competenze gestionali ed organizzative, ha reso il contesto scolastico sempre più complesso, appesantendo progressivamente il lavoro dell’insegnante, che si è trovato a dover risolvere una serie di problematiche, sia didattiche che relazionali; classi numerose, presenza di alunni con qualche  difficoltà,  di diversa nazionalità, con scarsa conoscenzadella lingua italiana. Occorre un vero e proprio piano formativo,un progetto che coinvolgatutto il corpo docente e dirigenziale, per evitare la frammentazione e diversificazione delle competenze didattiche, lasciate prevalentemente alla sensibilità dei dirigenti, insegnanti e consigli di classe.E’ in atto unostravolgimento della compagine sociale e famigliare: la carente presenza genitoriale, gli eterogenei stili educativi, la rivoluzione informatica e telematica.Si è passatida una modalità autoritaria, nei rapporti con i figli e gli insegnanti, ad un sistema troppo spesso permissivo, tanto che solo pochi riescono a mantenere il rispetto delle regole e del sano vivere civile. Docenti in difficoltà didattica- pedagogica, dirigenti alle prese con un numero eccessivo di scuole, impossibilitati agestirecomplessivamente l’andamento organizzativo e funzionale. Tuttavia chi si trova veramente in trincea sono i docenti, ai quali la scuola non fornisce nessun supporto strategico- didattico, mentrevengono talvolta criticati, additati con l’accusa di mancata capacità pedagogica,essere sottoposti al giudizio di tutti gli organi istituzionali, dal Dirigente al Consiglio d’Istituto e perfino dai genitori, che possono esprimere le valutazioni inerenti il loro operato, eludendo troppo spesso una più consona analisi delle proprie funzioni genitoriali. Sarebbe necessaria un’adeguatafilosofia educativa, una valida programmazione di istituto e piano formativo, con esplicitate le linee guida circa i metodi, comportamenti, regolecondivise e verifiche del lavoro svolto. Una scuola che funziona deve sostenere gli insegnanti nelle loro difficoltà, promovendo comunicazione e confronto, per rendere l’ambiente scolastico una vera comunità educante, dove si possa vivere in un clima sereno e stimolante, con relazioni positive fra tutte le componenti del contesto istituzionale,anziché trasformare gli insegnanti in una delle categorie più a rischio di burn- out da stress. Una professione quella degli insegnanti a cui è richiesta capacità e tolleranza, una figura esemplare in possesso di tutti i titoli: tirocini- concorsi- frequenze- abilitazioni- percorsi formativi- crediti curriculari e tutti i requisiti necessari.Disposti ad accettare contolleranza e dedizione qualsiasi obbligo, ad adeguarsi continuamente ai cambiamenti, senza il supporto della scuola, seguire una carriera impegnativa “pro mundi vita”, per essere poi ricompensati con una misera e avvilente retribuzione economica.