AMBIENTE: “ACQUA, BENE COMUNE NON DELOCALIZZABILE: LA FORZA DEI GRANDI INSERZIONISTI E L’ABBAGLIO DI SERGIO RIZZO” – NOTA DI ANDREA LIBERATI (M5S)

 

“Una penna del calibro di Sergio Rizzo
riduce a caricatura una storica battaglia per l’affermazione di diritti
ambientali ed economici scientemente sottratti da decenni alle comunità
locali dell’Umbria, come non di rado accade anche altrove in Italia. Parliamo
del caso Rocchetta, con buona parte della vecchia politica e delle
istituzioni a favorire e istituzionalizzare la rapina dei beni comuni e il
conseguente ecocidio. La Comunanza agraria è trasformata così in ‘ente
medievale’. La Magistratura competente è smontata quale ‘tribunalino’”.
Così il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati in una
nota firmata insieme al consigliere comunale di Gualdo Tadino, Stefania
Troiani.

“Non credevamo ai nostri occhi – aggiunge Liberati -, quando, ieri
abbiamo letto chi fosse l’estensore dell’articolo di pagina 20 del Corriere
della Sera (https://goo.gl/iTFOvr), un pezzo eccessivamente schiacciato sulle
posizioni della multinazionale Rocchetta, la stessa che, ogni anno, spende
legittimamente svariate decine di milioni su stampa e TV, nazionali e
regionali, per promuovere i propri prodotti, senza però lasciare alcunché a
quelle comunità locali da cui trae un’immensa ricchezza. Anche perché
nessuno lo chiede, tra coloro che contano”.

“Non solo – aggiunge il capogruppo pentastellato -: l’autore non tiene in
considerazione il fatto non marginale che oltre 200 ettari di territorio
siano stati indebitamente occupati per lungo tempo, con prelievi ben
superiori a quelli consentiti e motivo di danni ancor oggi ampiamente da
approfondire. Né ha valutato – aggiunge – come la Regione Umbria, pur
avendo da anni sospeso il Piano di tutela delle acque, abbia dato ulteriori
placet alla Rocchetta, senza il minimo studio idrogeologico e senza
coinvolgere in Conferenza dei servizi la locale Comunanza agraria, senza
attendere la sentenza della Magistratura competente, decisione giudiziaria
che, all’epoca, era già imminente”.

“E, ancora, la Regione Umbria – commenta -, con ben sette anni di
anticipo sulla scadenza, proroga speditamente la concessione per un altro
quarto di secolo, ma, stando alle normative UE, si dovrebbe effettuare la
gara: come mai, essendo la preziosa acqua di Gualdo un bene non
delocalizzabile e la concorrenza tra imprese rara occasione di ossigeno per
le casse pubbliche, le Istituzioni fanno altro? Occorre poi ricordare –
aggiunge -, su un piano più generale, come le industrie della minerale
paghino mediamente tale nobile risorsa meno della metà del salasso
quotidianamente imposto alle famiglie per l’acqua di rubinetto”.

Liberati aggiunge che, in particolare, “gli imbottigliatori del posto,
negli ultimi quattro lustri, hanno riversato su Gualdo Tadino compensazioni
complessive per ‘ben’ 1000 euro/anno, quando il solo Gruppo Rocchetta spende
circa 50milioni di euro ogni anno in pubblicità. Non vogliamo certo pensare
che un cronista di vaglia e riconosciuto quale Sergio Rizzo si sia piegato
dinanzi alla forza del grande inserzionista (che peraltro compariva
sull’edizione di ieri, intera pagina 7), ma l’abbaglio è evidente”.

“Questi e altri – conclude Liberati – sono i motivi per i quali, in ogni
sede, proseguirà la lotta per la tutela dei beni comuni contro indebite
spoliazioni di lunga data, in un quadro di sopravvenuta legalità che, solo,
può garantire tutti i protagonisti in campo, a partire da quelli più deboli
e indifesi: le comunità locali”.